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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2011 alle ore 19:37.
Le quote rose nei consigli di amministrazione sono già legge in Norvegia, Spagna e Francia, mentre in Germania e Gran Bretagna rappresentano un'ipotesi di lavoro. E in Italia? Le quote di genere per la composizione dei Cda infiammano ora il dibattito italiano con la proposta di legge Golfo-Mosca. Martedì prossimo (22 febbraio) si discuterà in Senato il disegno di legge che prevede che al genere meno rappresentato sia riservato un terzo dei posti nei consigli e nei collegi sindacali delle società quotate e delle partecipate statali.
Ma servono davvero le quote e quali effetti avranno? Il volume Fatti più in là (Edizioni GRUPPO 24 ORE, pag. 158 - Euro 18,00) contribuisce al dibattito partendo dalle analisi dei dati di paesi e aziende che hanno creduto nelle quote rosa. Monica D'Ascenzo, giornalista de Il Sole 24 Ore e autrice del volume, ha raccolto le esperienze dei paesi europei e gli studi e le ricerche sul tema a livello internazionale; ha ripercorso l'iter della proposta di legge italiana e il dibattito sulla costituzionalità della norma; ha fatto il punto della situazione italiana e del cambiamento che porterebbe nel panorama economico e finanziario l'approvazione della legge; raccogliendo pareri a favore e contrari.
Nel libro emerge come nel resto d'Europa la rotta sia già chiara: per la ripresa economica sono necessari tutti i talenti, senza esclusione di genere. In Italia il dibattito ha guadagnato gli onori della cronaca perché nel caso di un'approvazione da parte del Senato, senza emendamenti rispetto al testo passato all'unanimità alla Camera, la legge potrebbe già essere pubblicata nella Gazzetta ufficiale di marzo ed entrare in vigore dopo sei mesi.
Sul tema stanno intervenendo le associazioni di categoria (da Confindustria ad Abi e Ania), le associazioni delle donne (da Aidda a Manager Italia), i giuristi e i manager delle maggiori società quotate. Come Anna Maria Tarantola, che nel libro ribadisce: «Con le quote rosa non stiamo facendo un favore alle donne, ma al Paese, che non può permettersi di avere il 50% di talenti inutilizzato».
Il libro è dedicato alle donne imprenditrici, professioniste e manager che se la giocano "alla pari" con gli uomini, sanno quando dire di no e conoscono le battaglie da portare avanti. Ma anche a tutti gli uomini che conoscono le potenzialità di una squadra mista.