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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2011 alle ore 18:56.
Mai al mondo un papiro ha infervorato così tanto gli animi accademici dilagando nelle cronache e nei salotti: il cosidetto papiro di Artemidoro, acquistato nel 2004 dalla Fondazione per l'arte della Compagnia di San Paolo (per la rilevante cifra di 2,75 milioni di euro) è o non è un preziosissimo manufatto originale del I secolo a.C, come valutano esperti papirologi e storici dell'arte tra cui Salvatore Settis, o si tratta di un clamoroso falso ottocentesco, come sostiene da tempo Luciano Canfora?
Sulle pagine del Corriere della Sera di ieri lo storico dell'arte Maurizio Calvesi propende per l'ipotesi di Canfora, in virtù delle sorprendenti corrispondenze tra le prime due colonne del testo del papiro e l'introduzione della Géographie générale comparée del geografo Carl Ritter (1779-1859). C'è il medesimo afflato «mistico», il medesimo vocabolario, il medesimo paragone tra la geografia e la filosofia, entrambe scienze «totali» dell'uomo e per questo «divine». Insomma, quella prosa che per Canfora pare così poco consona a un testo antico, per Calvesi sarebbe ripresa quasi letteralmente dalle idee dell'ottocentesco fondatore della "geografia filosofica". E alla sua fonte avrebbe attinto quel Costantino Simonidis che, secondo Canfora, ideò la colossale beffa.
La polemica è in atto già dal 2006 quando il papiro fu esposto per la prima volta a Torino, presentato come una vera rivoluzione per le nostre conoscenze sull'antico. Racchiude in un solo grande foglio la carta geografica più antica del mondo classico, un testo del geografo Artemidoro di Efeso finora noto solo da citazioni più tarde (e anche l'accostamento di carta geografica e testo è un unicum), e disegni che rivelano per la prima volta con chiarezza il metodo di lavoro negli antichi studi d'artista.
Gli studiosi impegnati nell'analisi (Claudio Gallazzi, Bärbel Kramer e Salvatore Settis) non replicarono alle obiezioni di Canfora, lavorando in silenzio fino alla presentazione, a Berlino qualche settimana fa, della corposissima editio princeps (pubblicata da Led edizioni). In quell'occasione si poterono finalmente vedere la foto della cartapesta in cui il papiro era stato inglobato e gli studiosi rivelarono gli esiti delle analisi scientifiche su papiro e inchiostro e fornirono le loro prove storiche e linguistiche dell'autenticità del papiro. Mentre lo storico della lingua greca Albio Cesare Cassio chiarì come le prime due colonne del testo sono un rarissimo esempio di «prosa asiana» perfettamente compatibile con lo spirito del I secolo a.C.