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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2011 alle ore 08:21.

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Contro ogni evidenza anagrafica, Camilleri è uno scrittore maltese. Ha origini letterarie. È nato nelle pagine del Consiglio d'Egitto di Leonardo Sciascia, due secoli prima di rivelarsi a Vigàta che, come si sa, esiste solo nei dizionari dei luoghi immaginari. Il suo antenato settecentesco era maltese. Si chiamava Giuseppe, ed era l'aiutante del falsario Giuseppe Vella, maltese anche lui. Insieme, i due maltesi, scrissero un allegro romanzo storico e civile, Il Consiglio d'Egitto, falsificando un codice arabo. E si inventarono una lingua mai esistita, più efficace di una qualsiasi lingua vera: una lingua falsamente vera, come quella vigatèse forgiata dal più recente Camilleri per scrivere una poderosa e ribalda enciclopedia narrativa dentro la quale i lettori possono entrare e bighellonare; procedere in modo dinoccolato, divertirsi e sdegnarsi, pur ridendo, delle tragicomiche buffonate e delle nanerie coturnate, similmussolinesche, di uomini di intrallazzo e di potere. Camilleri è uno scrittore civile, sempre: nei romanzi storici, come nelle inchieste del commissario Montalbano, e nei saggi narrativi che le false verità della storia smontano con le finzioni e le "menzogne" della letteratura. Italo Calvino diceva che la letteratura «vale per il suo potere di mistificazione», in quanto «ha nella mistificazione la sua verità». E concludeva: «un falso, in quanto mistificazione d'una mistificazione, equivale a una verità alla seconda potenza».
Una provvidenza eroicomica interviene, nei romanzi e nei racconti di Camilleri, a scombinare ogni buona e ogni cattiva intenzione (come nei racconti appena pubblicati da Sellerio: Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta, pagg. 328, € 14,00). Il garbuglio è la condizione normale della storia. Ed è così nel divertissement numismatico intitolato La moneta di Akragas (Skira, pagg. 116, € 15,00). Ma tutto avviene e si svolge dentro una felicità di lingua, dentro quella ribalderia verbale che è la cifra stilistica del Camilleri falsario. Lo scrittore maltese si è esibito in vigatèse. Ma ha pure anticato la sua lingua d'invenzione, barocchizzandola nel romanzo Il re di Girgenti (Sellerio). E ora anche nella commedia Troppu trafficu ppi nenti (Oscar Mondadori, pagg. 220, € 11,00), maramaldescamente attribuita (con il sostegno e la complicità del regista teatrale Giuseppe Di Pasquale) a un tal Crollalanza («Shakespeare», nella traslitterazione inglese), che avrebbe ispirato Troppo rumore per nulla dell'omonimo Shakespeare.
Camilleri non è soltanto un mago delle trame. È un alchimista della lingua, un manipolatore di linguaggi, un inventore di forme (si pensi alla reinvenzione burlesca del romanzo epistolare). Si può persino permettere di mettersi nei panni di Artusi con La cucina siciliana di Andrea Camilleri, ma solo in Germania. In un libro intervista a cura di Francesco De Filippo (Questo mondo un po' sgualcito, Infinito, pagg. 124, € 12,00), Camilleri dice, sbottando: «questo», il libro di ricette pubblicato in tedesco, «non traduciamolo in italiano… già quasi tutta la critica mi considera uno scrittore di genere, cioè uno scrittore di serie B, ignorando completamente tutto il lato dei romanzi storici e civili. Quelli preferiscono ignorarli. Allora, scrittore di gialli. Il noto giallista. E qui ti fermi. Se oltre al noto giallista si scopre che pubblico anche libri di cucina, io passo alla serie Z, vengo retrocesso ancora di più in Italia. E io questa soddisfazione non gliela do, perché loro non sono all'altezza di capire che uno può concedersi anche questo lusso. Come ha fatto Manuel Vázquez Montalbán, ma evidentemente appartiene a un'altra civiltà più progredita, quella spagnola, lo si vede con Zapatero».
La critica si insospettisce e arriccia il naso quando uno scrittore ha successo popolare, e ha dalla sua il consenso di un pubblico quasi sterminato. Manzoni diceva però che sono i lettori che fanno la densità culturale di un paese. Della questione si discuterà a Roma l'8 e il 9 di questo mese, in un Convegno organizzato dalla casa editrice Sellerio. Ed è, questo, il secondo Convegno su Camilleri voluto dalla casa editrice palermitana. Il primo si svolse a Palermo, per la decisa volontà di Elvira Sellerio, l'8 e il 9 marzo del 2002. La coincidenza vuole che le date si ripetano, ora che la direzione editoriale è passata da Elvira ad Antonio Sellerio.
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il convegno a roma
Un classico contemporaneo
Si intitola «Camilleri e i suoi lettori» il convegno che si terrà a Roma martedì e mercoledì all'Auditorium Parco della Musica. Nel programma: martedì 8 (ore 18), «Una rivoluzione editoriale» con interventi di Salvatore Silvano Nigro, Stefano Salis, Carlo Lucarelli. Quindi gli ascoltatori di Fahrenheit recensiscono Andrea Camilleri e gli rivolgono le loro domande. Il 9 (alle 18) interventi di: Antonio D'Orrico, Leopoldo Fabiani, Melania Mazzucco, Mauro Novelli e Francesco Recami.

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