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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2011 alle ore 08:24.

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Una cosa che Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, nato nel 1925 e morto nella notte tra domenica e lunedì scorsi, non riusciva a spiegarsi, era come mai riescano ad avere tanto ascolto le menzogne della lobby politico-economica anti-ogm. Si chiedeva, per esempio, perché un eccellente documento che illustra le prove della sicurezza e utilità degli ogm, redatto nel 2004 sotto la sua personale direzione e che ha raccolto il consenso delle più importanti accademie scientifiche italiane, fosse passato nel pressoché totale silenzio mediatico (http://www.siga.unina.it/circolari/Consensus_ITA.pdf).
Presidente dell'Accademia nazionale delle scienze detta dei XL, in passato preside di due facoltà di agraria, rettore dell'Università della Tuscia e presidente della Conferenza nazionale dei rettori, Scarascia Mugnozza si innervosiva quando sentiva dire che la comunità scientifica sarebbe divisa in merito agli ogm: solo qualche pseudoscienziato fuorviato dal l'ideologia – era la sua reazione – può dir male di una tecnologia che ha rivoluzionato la nostra capacità di migliorare geneticamente le piante e la sostenibilità ambientale del l'agricoltura. Ed è stato grazie anche al suo lavoro se gli ogm sono diventati una realtà mondiale che, insieme ad attente politiche agricole e ambientali di conservazione e sostenibilità, diminuirà i rischi di carestie e malattie nei prossimi decenni.
Nel 1955 illustrò a Ginevra, a un congresso dedicato all'uso pacifico dell'energia nucleare, quali vantaggi migliorativi sarebbero derivati per l'agricoltura dall'applicazione delle tecniche di mutagenesi radioattiva alle varietà coltivate. Nel 1958 assumeva la direzione del «Reparto di genetica vegetale e campo gamma dei laboratori biologici» del Cnr, presso una fattoria della Casaccia nei pressi di Roma, che nel 1960 diventava «Laboratorio per le applicazioni in agricoltura» del Comitato nazionale per l'energia nucleare (dal 1982 Enea) e dove nacque intorno al suo gruppo un centro di ricerche sull'uso pacifico dell'energia nucleare all'avanguardia sul piano internazionale. Scarascia Mugnozza si concentrò sul miglioramento genetico del frumento duro, ottenendo attraverso la mutagenesi radioattiva e incroci mirati il famoso Creso, cioè la varietà di grano duro che dal 1974 è stata tra le più coltivate e che ha reso famosa nel mondo la pasta italiana. La bilancia commerciale del Paese ha tratto incalcolabili benefici dall'invenzione dell'ogm Creso.
Memore della lezione appresa dai genetisti agrari che gli furono maestri, riconobbe l'importanza di salvaguardare le risorse genetiche vegetali a livello globale. Nel 1969 creò a Bari un Servizio per le Risorse genetiche agrarie del Mediterraneo, che nel 1970 il Cnr adottava con il nome di Laboratorio del germoplasma. E collaborava, sul piano internazionale, alla nascita nel 1971 del Cgiar (Consultative Group on International Agricultural Research) e in quel contesto alla creazione International Board for Plant Genetic Resources nel 1974, che nel 1991 diventa International Plant Genetic Resources Institute (Ipgri) e sempre in virtù dell'azione politica e organizzativa di Scarascia Mugnozza trova ospitalità in Italia, a Maccarese, come organizzazione intergovernativa.
Nel 1994 il suo prestigio internazionale, ma soprattutto la sua azione per ridurre i rischi di carestia nel mondo e per garantire alle comunità di contadini l'accesso alle migliori risorse sono stati riconosciuti intitolando al suo nome la Community Genetic Resource Centre creata dalla M. S. Swaminathan Research Foundation nella costa sud-est dell'India.
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