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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2011 alle ore 19:23.

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Carnevale a teatro con Dual band, una famiglia (e i loro amici) in scenaCarnevale a teatro con Dual band, una famiglia (e i loro amici) in scena

Uno spettacolo divertente, spumeggiante, gioioso. Soprattutto, realizzato da giovani, una decina in tutto, tra i 18 e i 26 anni. Giovani dai corpi «normali», con tutti i loro pregi e difetti e con bellissime voci. Corpo e voce: i due strumenti essenziali del musical che hanno allestito occupandosi di tutto, dalle luci alle locandine, con entusiamo e tanta voglia di mettersi in gioco. Ma anche con i piedi solidamente ancorati alla cultura e alla tradizione musicale della famiglia e della città. Stiamo parlando della Dual Band e della loro rassegna ospitata al teatro Franco Parenti di Milano dal 9 al 12 marzo.

Tre spettacoli al giorno
Un bel modo di festeggiare il carnevale a Milano con tre diversi spettacoli, «Il buco nell'algebra» (75 minuti) , «Boite à surprise» (60 minuti) e - il più strutturato dal punto di vista teatrale - «Alice» (70 minuti), programmati in orari diversi nell'arco della giornata (16 - 18.30 - 21). Proprio per soddisfare tutti i gusti dei giovani dai 9 ai 99 anni. La rassegna è firmata diretta e prodotta dalla singolare famiglia Borciani: Mario, il padre, pianista e compositore; la moglie Anna Zapparoli, attrice e drammaturga; i figli Benedetta (26 anni, attrice) e Beniamino (18 anni, musicista) e i loro amici, tutti ex coro Voci Bianche del Teatro della Scala.

Borciani e De Monticelli, destini incrociati
«La mia vocazione musicale nasce grazie ai miei genitori, violinisti di valore, fondatori del Quartetto Italiano, un complesso che dal 1945 al 1980 ha tenuto alto il nome dell'Italia nel mondo» spiega Mario Borciani, che è approvato al teatro negli anni 70 grazie all'allora fidanzata Anna che studiava alla scuola del Piccolo Teatro, Tramite lei, ha conosciuto Guido De Monticelli, attore e regista teatrale, figlio di Roberto, noto critico teatrale del Corriere della Sera e scrittore, scomparso nel 1987. «Con Guido ho trovato un regista, come ce n'è pochi, che capisce di musica, e la collaborazione ormai quasi quarantennale di Anna e mia con lui è stata ed è un punto fermo nelle nostre vite».

L'intreccio familiare prosegue con Federico Costa, 22 anni, giovane pianista, allievo di Mario Borciani al Conservatorio, che ha accompagnato la cavalcata musicale di «Boite a Surprise». Federico è il figlio di Roberta De Monticelli, sorella di Guido, docente di filosofia teoretica all'Università San Raffaele di Milano e autrice del recente saggio «La questione morale» (Cortina editore) che in questi tempi di diffusa immoralità, sta avendo un insperato successo.

I figli Beniamino e Benedetta
Racconta ancora Borciani: «I ragazzi che lavorano con noi vengono tutti dal coro delle Voci Bianche del Teatro alla Scala, dove Beniamino è stato da quando aveva sei anni fino a due anni fa. Fin dal 2003 abbiamo coinvolto alcuni di loro in uno spettacolo nostro, e in particolare nel 2005 abbiamo coprodotto con la Scala «Il buco nell'algebra», dove c'erano una ventina di loro. Di essi, molti ci sono rimasti affezionati, umanamente e artisticamente, e da allora hanno lavorato con noi, trasformandosi da coristi in attori/cantanti rotti a tutti i misteri del teatro, ma tenendo la loro specificità di voci angeliche».

«L'altra figlia, Benedetta, dopo l'adolescenza, ha scelto di far l'attrice e ha studiato alla scuola del Teatro Stabile di Torino. Lavora molto anche fuori della famiglia (con Lo Monaco, De Monticelli, Pagliaro e altri). L'insieme di tutti crea una sinergia abbastanza sorprendente, ed è un bel modo di far teatro».

I tre spettacoli li abbiamo costruiti in tempi diversi, ma sempre pensando alla compagnia che avevamo a disposizione: in particolare il «Buco nell'algebra » sarebbe impensabile senza l'istrionismo di Beniamino - qui in più abbiamo Giorgio Bongiovanni, attore sopraffino che fa Pantalone nell'Arlecchino di Strehler.

Boite à surprises
La «scatola magica» si apre con Cabaret, la fortunata partitura scritta nel 1966 da John Kander e Fred Ebb, interpretata da Benedetta e Beniamino in una scenografia di brechtiana essenzialità. La cavalcata teatral-musicale prosegue poi attraverso i tempi e gli stili, da Monteverdi a Paolo Conte, passando attraverso Brahms, Rossini, Strauss, e i Beatles una girandola di divertimento in cui i giovani attori riproducono parodisticamente con la loro voce tutti gli strumenti. Compresa l'irresistibile «Sing Sing Sing», band di Benny Goodman.

Alice, la novità
«Alice. Which Dreamed It?»
, liberamente tratta dai due libri e Alice e Lewis Carroll (regia Anna Zapparoli, scene e costumi Barbara Petrecca, musiche Mario Borciani) è la vera novità della rassegna. «Lo spettacolo è stato pensato e scritto su Benedetta, che assomiglia molto alla Alice delle illustrazioni di Tenniel». Sul palcoscenico c'è solo lei, l'Omino Nero (il suo autore) e una valigia piena di pupazzi. Benedetta, attrice, violinista e cantante perfettamente bilingue (grazie alla nonna materna inglese) recita lo spettacolo indifferentemente in inglese o in italiano: è un'Alice bella, convincente, raffinata, internazionale.

Caldi applausi a tutti. Anche ad Andrée Ruth Shammah, la direttrice del Franco Parenti che ha dato spazio a questi giovani, anche se la promozione è stata piuttosto scarsa. Peccato, ne meritavano un po' più, soprattuttutto nelle scuole, per il bel messaggio che possono trasmettere ai giovanI: che non c'è solo il circo mediatico di Maria De Filippi , ma che ci sono anche altri modi di fare spettacolo, di divertire e di divertirsi.

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