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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2011 alle ore 11:38.

Si chiude oggi il cerchio degli Oscar 2010. Dopo le uscite delle scorse settimane di «127 ore» di Danny Boyle e di «The Fighter» di David O.Russell, questo venerdì arriva nelle nostre sale «I ragazzi stanno bene» di Lisa Cholodenko, l'anello mancante (almeno per il pubblico italiano) che permette di completare il quadro dei dieci candidati al miglior film del premio cinematografico più importante dell'anno, assegnato poco meno di due settimane fa (come molti si ricorderanno, insieme ad altre tre statuette: miglior regia, attore protagonista e sceneggiatura originale) a «Il discorso del re» di Tom Hooper.
Quattro nomination ma nessun premio
Seppur non sia stato preso in grandissima considerazione dai giurati dell'Academy (4 nomination ma nessun premio), «I ragazzi stanno bene» è una pellicola di alto livello che ha guadagnato diversi apprezzamenti nelle kermesse di tutto il mondo: dal Sundance al Festival di Roma, dove venne presentato fuori concorso, fino alla vittoria di due Golden Globe per il miglior film e per la migliore attrice protagonista (Annette Bening) nella categoria musical e commedia.
Felice coppia lesbica
Se per il cinema indipendente americano aumenta ogni giorno il rischio di essere vittima di cliché e di strutture narrative sempre più standardizzate, «I ragazzi stanno bene» è una piacevole eccezione sin dalle primissime battute, nelle quali si va a delineare la composizione della famiglia protagonista: Annette Bening e Julianne Moore interpretano Nic e Jules, una felice coppia lesbica di mezza età con due figli adolescenti, Joni e Laser.
Appena Joni compie diciotto anni, il fratello minore la spinge a rivolgersi alla banca del seme per scoprire l'identità del loro padre naturale rimasto fino a quel momento anonimo.
Si mettono così sulle tracce di Paul, che gestisce un ristorante biologico alla periferia di Los Angeles, la cui entrata in scena rischierà di mandare in crisi l'armonia del nucleo familiare.
Al suo quarto lungometraggio (il precedente era «Cavedweller» del 2004), e con tanta televisione alle spalle, Lisa Cholodenko dimostra di aver raggiunto una piena maturità con questa commedia impegnata e di rara sensibilità.
Dentro ai personaggi
Il motivo per cui «I ragazzi stanno bene» si distacca dai canoni tipici (e spesso macchiettisti) dei film di questo genere sta nel fatto che, a partire dal bellissimo titolo, l'attenzione non è riservata principalmente alla coppia lesbica, bensì ai loro figli: due semplici adolescenti che vivono il rapporto con i genitori con le stesse dinamiche, sia di scontro che di ricerca di protezione, presenti nelle famiglie più tradizionali. La regista non cerca il facile consenso critico derivante dal trattare una tematica anticonvenzionale e complessa, ma si concentra sui suoi personaggi andando a scavare all'interno dell'inconscio di ognuno di essi, alla ricerca di sguardi rubati che raccontano molto più di tante parole.
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