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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2011 alle ore 12:23.
Il ritratto come forma di comunicazione, come rappresentazione estetica di sé, ma soprattutto del sé interiore o del proprio status sociale. La scultura nell'antica Roma segue questo duplice iter, da una parte è attenta alla fisionomia, anche se si rifà sempre a modelli preesistenti, dall'altra si concentra sulle cosiddette "qualità morali dell'uomo", come le definisce Eugenio La Rocca, curatore insieme a Claudio Parisi della mostra «Ritratti. Le tante facce del potere» (fino al 25 settembre), allestita ai Musei Capitolini di Roma (www.museicapitolini.it).
Le ciocche di Alessandro Magno
I volti, i busti e le statue intere disseminate nelle varie sale, spesso si guardano, appunto per mettere in evidenza il rapporto con altre civiltà, soprattutto con quella ellenica. Ecco allora che i ritratti di filosofi e di commediografi greci diventano fonte d'ispirazione per la scultura romana, dall'epoca repubblicana ai primordi dell'Impero. Le ciocche sul volto di Alessandro Magno si trasformano in motivi iconografici di prodotti dell'artigianato etrusco-italico, come alcune teste in terracotta risalenti al 320-280 a.C. Anche la figura di Menandro si impone nell'arte romana, addirittura un busto di Cicerone ne riprende le fattezze.
Autocelebrazione
La gente comune amava farsi ritrarre come i propri sovrani: i visi in marmo dei potenti diventano così calchi per i cittadini. Era un modo per auto-celebrarsi, per seguire la moda. La statua di un semplice sacerdote un tempo fu scambiata per l'immagine di Traiano, mentre il calzolaio Julius Helius assomiglia spudoratamente a Vespasiano. In un'altra sala vengono esposti i potenti che imitano invece gli eroi e gli dei. Ercole era il prediletto. Ecco Commodo e Traiano vestiti con la pelle di leone, mentre nella sala più ampia, dedicata a Marco Aurelio, le statue intere recuperano altri modelli ellenistici, come la nudità eroica e la tenuta militare (Germanico da Amelia). Gli occhi sgranati di Adriano, di Attalo (?), di Augusto e di Costantino sono un altro omaggio alla Grecia: quegli occhi spalancati non sono altro che la rappresentazione del contatto tra esseri umani ed esseri divini.
150 capolavori
La mostra si avvale di 150 capolavori (in marmo, terracotta e bronzo) tra teste, busti e statue a figura intera provenienti da molti musei europei, da Copenhagen a Dresda, da Parigi a Monaco, da Atene a Berlino. Ovviamente era impossibile costruire un percorso esplicativo di tutta la ritrattistica romana, così i curatori hanno deciso di attenersi a sei sezioni: "Dalla maschera al ritratto", "Egitto, Grecia e Roma", "Lo schema delle immagini", "Il volto dei potenti" e "Principi e privati come dei".
Le acconciature femminili
Chiude l'esposizione «Acconciature femminili», la sezione più divertente, la definisce La Rocca, e la più curiosa, aggiungiamo noi, in cui si presentano in tutta la loro bellezza principesse e imperatrici che sfoggiano le loro pettinature. Dalla più semplice, risalente al III secolo a. C., alla più fantasiosa, come quelle di Fonseca e Agrippina Maggiore, moglie di Germanico, arricchite da parrucche ardite.
Ritratti. Le tante facce del potere
Musei Capitolini, Roma
Fino al 25 settembre
www.museicapitolini.it
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