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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2011 alle ore 08:22.

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¶ Formidabili le pagine online del «New York Times». Dopo l'esperimento di Simon Chitchley, The stone series, che ha coinvolto milioni di persone dimostrando quanto sia grande oggi l'interesse per la filosofia, ora potete leggere gli articoli di Errol Morris, fotografo, regista e, scopriamo, filosofo della scienza mancato, la cui carriera fu stroncata nel l'aprile del 1972 proprio dal suo maestro, nientemeno che l'autore di La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Thomas Kuhn. Morris ebbe l'ardire di muovere alcune critiche all'impianto relativistico di Kuhn, che insisteva sulla «incommensurabilità» tra le teorie prima e dopo un cambio di «paradigma», e da cui dipendeva la sua enorme popolarità. Sei mesi prima, Morris, da studente volenteroso, aveva espresso il proprio desiderio di assistere alle lezioni su «Nome e necessità» dell'astro nascente Saul Kripke e si era sentito dire: «Tu non andrai a quelle conferenze per nessun motivo al mondo. Chiaro?». Lui andò lo stesso ma non ci capì molto. E non gli era neppure chiaro perché Kuhn ce l'avesse tanto con Kripke, genio precocissimo che, quando Harvard gli offrì un insegnamento a 16 anni rispose candidamente che prima doveva finire il liceo! Lo capì, appunto, sei mesi dopo, quando osò chiedere a Kuhn: «Se i paradigmi sono davvero incommensurabili, come può essere possibile fare storia della scienza? Non staremmo semplicemente interpretando il passato alla luce del presente? Il passato non ci sarebbe inaccessibile? Non sarebbe, appunto, incommensurabile...». Khun, avvolto nel fumo delle sigarette che accendeva in continuazione, mostrava segni di collera, e Morris concludeva: «... a meno che uno non immagini di essere Dio?». Fu allora che Kuhn gli lanciò con violenza il posacenere che aveva davanti. Mancandolo, per fortuna. «Un momento! – pensò Morris – qui siamo a Princeton, lo studio di Einstein è giusto dietro l'angolo!», e decise di lasciare l'università. Ma non l'interesse per quei temi, perché questa serie su «significato, verità, intolleranza e posaceneri volanti» è un piccolo gioiello di divulgazione filosofica e scientifica. Il filmato del lancio del posacenere ha l'eleganza di alcune scene di Breve storia del tempo, il film che Morris realizzò sul best seller di Stephen Hawking. Splendida la citazione di Borges posta all'inizio: «Non vorrei morire in una lingua che non posso capire», adatta anche alle fumoserie che accompagnano il dibattito italiano sul testamento biologico. Ma questa è un'altra storia.
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