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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 17:11.

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L'archeologo Andrea Carandini si è dimesso dalla presidenza del Consiglio Superiore per i beni culturali e paesaggistici. Attraverso un comunicato il Consiglio precisa di aver "preso atto nella seduta odierna della lettera di dimissioni irrevocabili del Presidente, Andrea Carandini, nella constatazione dell'impossibilità del Ministero di svolgere quell'opera di tutela e sviluppo del patrimonio culturale stante la progressiva e massiccia diminuzione degli stanziamenti di bilancio".

Nel comunicato si precisa altresì che il Consiglio Superiore, condividendo le considerazioni del Presidente Carandini, ha sospeso la seduta in attesa che il Ministro compia un atto politico responsabile che garantisca il positivo interessamento del Parlamento e del Governo riguardo la drammatica situazione i cui versano i beni culturali.

Giro: Carandini potrebbe ripensarci
Se si assumeranno scelte concrete a sostegno del patrimonio culturale nazionale, Carandini potrebbe tornare sui suoi passi. Ne è convinto il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro secondo cui le motivazioni di Carandini sono «legate all'allarme che suscitano i tagli soprattutto sul versante della tutela e della conservazione dei beni culturali, in particolare dei siti archeologici e della rete dei musei statali».

Servono subito 200 milioni
La lettera del professor Carandini esprime un netto dissenso rispetto alla riduzione dei finanziamenti destinati alla cultura, ma rivela anche una disponibilità a proseguire l'impegno alla guida del Consiglio superiore purchè si assumano a breve termine scelte concrete a sostegno del patrimonio culturale nazionale. «Di questa disponibilità occorre prendere atto e personalmente mi farò portavoce affinchè - aggiunge Giro- il Governo ponga fra le priorità della propria agenda politica l'urgenza di un rilancio complessivo della tutela e della valorizzazione dei beni culturali in Italia, con uno stanziamento iniziale di 200 milioni necessario per preservare in questa prima fase l'intero sistema dei beni e delle attività culturali».

Santa Cecilia: respinte le dimissioni di Cagli
Nel frattempo il cda dell'Accademia di Santa Cecilia, altra istituzione nella bufera dopo i tagli del Governo, ha deciso di respingere le dimissioni di Bruno Cagli dalla carica di presidente. Cagli la scorsa settimana aveva preannunciato le proprie dimissioni dopo la notizia di altri 27 milioni di euro di tagli dal Fondo unico per lo spettacolo. Il mondo politico e culturale, di destra e di sinistra, aveva fatto scudo attorno al presidente dell'Accademia chiedendo al Governo il ripristino dei fondi Fus e dando a Cagli la propria solidarietà.

«Accogliamo con grande soddisfazione la decisione del Cda - commentano in una nota congiunta il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e l`assessore alle Politiche culturali, Dino Gasperini - Abbiamo chiesto al presidente di sospendere i suoi propositi di dimissioni e di continuare nella battaglia per il reintegro del Fus, affinché si possa trovare in tempi rapidi una soluzione che assicuri il rilancio della storica Accademia». Anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, aveva chiesto personalmente a Cagli di soprassedere alla sua decisione.

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