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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 16:15.

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Il batterista Tullio De Piscopo (SGP)Il batterista Tullio De Piscopo (SGP)

La serata, anzi il Gran Gala annunciato per il 21 marzo prossimo al Teatro Dal Verme di Milano (ore 21), in felice coincidenza con il primo giorno di primavera, si intitola «Jazz Broadway: da Broadway al grande Jazz». E' qualcosa di più e di diverso rispetto a un concerto di jazz ambientato negli anni trenta, nel periodo che fu chiamato l'era dello swing, cioè un jazz lineare, ottimista, raddolcito e con un ritmo isocrono e vivamente battuto che contribuì anch'esso a far uscire gli Stati Uniti dal buio della grande crisi economica. Qui ci si riferisce piuttosto alla «swing craze», alla follia dello swing. Ma andiamo con ordine.

Protagonista dello spettacolo è la grande orchestra del clarinettista Paolo Tomelleri, erede italiano degli indimenticabili Benny Goodman e Artie Shaw, che è un'apprezzata e vigorosa big band di jazz mainstream, forte di solisti quali Emilio Soana, Rudy Migliardi, Carlo Bagnoli, Alberto Buzzi, Sergio Farina.

In questo caso l'orchestra ha musicisti ospiti di alto livello: i pianisti Rossano Sportello e Paolo Alderighi, il batterista Tullio De Piscopo, il trombettista Fabrizio Bosso e il chitarrista Lino Patruno che è la voce narrante. Ma non basta: alla formazione abituale si aggiunge una sezione di archi, come spesso usavano le orchestre di Artie Shaw, Tommy Dorsey, Jimmy Dorsey e Harry James, in modo da portare l'organico a 33 elementi. Sono in programma musiche di George Gershwin, Cole Porter, Hoagy Carmichael, e quindi brani come The Man I Love, Lady Be Good, Night and Day, Begin the Beguine, Georgia on My Mind, The Lady is a Tramp e altri. Sarà ricordato lo stretto legame dello swing con la danza, e quindi in particolare la Savoy Ballroom di New York, nella quale era consentito il ballo di bianchi e neri insieme, a differenza del più celebre Cotton Club di Harlem, caro a Duke Ellington, che era riservato ai bianchi. Partecipano allo spettacolo, a questo scopo, Vimcenzo Fesi e Isabella Gregorio con il loro corpo di ballo, danzatori professionisti e campioni internazionali proprio del Lindy Hop, il ballo di allora ispirato nel nome a Charles Lindbergh (Lindy) e alla sua trasvolata atlantica (hop).

Ora è opportuno chiarire che cosa si intenda per follia dello swing, ricorrendo alla parafrasi di una testimonianza storica. Siamo nell'inverno del 1938, per l'esattezza il 16 gennaio, la sera in cui l'orchestra di Benny Goodman suona alla Carnegie Hall di New York. Il direttore del celebre teatro, terrorizzato da quanto vede accadere in sala, telefona alla polizia e urla pressappoco queste parole: «Venite subito con tanti uomini, gas lacrimogeni, idranti… Qui i giovani sono impazziti, distruggono il teatro. Hanno rovesciato le poltrone e ci ballano sopra, per non parlare dei corridoi. Fate presto». Mentre Benny Goodman con la sua orchestra continuava imperterrito a inventare nuovi ritornelli di Air Mail Special, circa tremila ragazzi, quanti ne poteva contenere la sala, ballavano nella hall, nei corridoi, fra e sopra le poltrone, dovunque si potesse ricavare un po' di spazio.

Era scoppiata all'improvviso, al ritmo dell'orchestra, la swing craze, e la Carnegie Hall ne stava facendo le spese. Ma non ci furono né lacrimogeni né idranti, quella sera. Gli uomini della polizia, giunti a bordo di una dozzina di macchine, constatarono che quella musica non era pericolosa e che quei giovani, in fin dei conti, non facevano che ballare. Questa fu la swing craze, un mix un po' folle (appunto) di musica e di danza che fece fare agli Stati Uniti dei passi avanti per migliorare i rapporti fra i bianchi e i neri. Non durò molto, perché ci pensò la guerra a sedarla. Ma è il caso di rievocarla com'era, ed è questo lo scopo di Jazz Broadway. Per finire, riservo alcune righe a Paolo Tomelleri che ne meriterebbe molte di più. Fautore incrollabile del «vero jazz» della corrente principale (o mainstream), grande clarinettista e sassofonista, grande direttore, è anche ottimo arrangiatore, per cui ha «restaurato» gli arrangiamenti originali delle orchestre swing. La sua discografia è sterminata ma si consiglia di ascoltare l'ultimo cd a suo nome, Any Old Time per Music Center, dove si ammira al cento per cento il Tomelleri di oggi. La produzione di Jazz Broadway si deve a C.A. Rossi Editore, storico produttore musicale specializzato nell'epoca dello swing.

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