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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2011 alle ore 08:24.

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«La storia delle teorie scientifiche su un dato soggetto non va concepita come la storia di una serie di tentativi successivi falliti tutti eccetto l'ultimo», affermava Giovanni Vailati nel 1896 nella prolusione a un suo corso di storia della meccanica all'università di Torino. È una storia di confronti intellettuali, in cui scoperte o intuizioni geniali si accompagnano ad asserzioni erronee e ragionamenti inconcludenti. Ma in campo scientifico, continuava Vailati, «le opinioni, siano esse vere o false, sono pur sempre dei fatti», e come tali meritano di essere indagati. Tanto più che, «ogni errore ci indica uno scoglio da evitare mentre non ogni scoperta ci indica una via da seguire». Quando si guarda allo sviluppo storico della scienza, affermava Vailati, «ci troviamo sempre, o quasi sempre, davanti a un processo di approssimazioni successive paragonabili a una serie di esplorazioni in un paese sconosciuto», ognuna delle quali ci avvicina all'obbiettivo cui tutte tendono. Con la traduzione di quella prolusione si apre la raccolta di saggi Logic and pragmatism, che rende accessibile a un pubblico internazionale il pensiero di una delle figure più originali della cultura italiana tra Ottocento e Novecento.
Del resto, altrettanto originale è stato il percorso teorico compiuto da Vailati nella sua breve vita. Nel 1880 aveva cominciato gli studi di matematica a Torino, ma dopo due anni era passato a ingegneria. Ottenuto il titolo di ingegnere civile, anziché dedicarsi alla professione, aveva ripreso gli studi di matematica per laurearsi nel 1888, e diventare poi assistente di Peano per il corso di calcolo infinitesimale. Risale al quel periodo la sua collaborazione con la «Rivista di matematica» (e poi col Formulario) di Peano con articoli di logica e fondamenti della geometria (non inclusi in questa selezione). Su incoraggiamento di Vito Volterra, Vailati si dedica poi alla storia della scienza e, per la prima volta in Italia in una Facoltà di scienze, tiene corsi di storia della scienza. Le tre prolusioni a quei corsi, che Vailati pubblicò a sue spese, costituiscono il nucleo iniziale di questo volume. Ispirati alle idee di Mach, col quale era in stretto contatto epistolare, quei testi rivelano gli interessi filosofici ormai dominanti in Vailati. La critica al positivismo, e il deciso rifiuto di tutti i principi caratteristici della dottrina kantiana, come egli scrive a Russell nel giugno 1903, costituiscono la premessa della sua adesione al pragmatismo. Col nuovo secolo, nell'impossibilità di trovare una posizione all'Università, Vailati comincia la sua attività di insegnamento nei licei che lo porta a peregrinare da Siracusa a Bari, a Como prima di essere chiamato a far parte della Commissione Reale per la riforma dell'insegnamento secondario. Durante le vacanze estive viaggia in Europa per incontrare filosofi e studiosi coi quali è in rapporti epistolari, e partecipare a congressi internazionali di filosofia, psicologia, storia della scienza con relazioni (sulla classificazione razionale delle scienze, la classificazione degli stati mentali in Brentano, la distinzione tra assiomi e postulati in geometria, tutte pubblicate in questo volume) che dimostrano la varietà dei suoi interessi. Al 1904 risale infine la sua collaborazione al «Leonardo», la rivista di Papini e Prezzolini che diventa l'organo "ufficiale" del pragmatismo italiano. Le origini e l'idea fondamentale del Pragmatismo, il saggio che scrive con Calderoni, costituisce «un contributo permanente al pensiero pragmatista», come affermano Caamano e Suppes in un ampio saggio introduttivo, che mette in luce l'originalità delle riflessioni di Vailati rispetto al pensiero di Peirce e James.
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logic and pragmatism. selected essays by giovanni vailati a cura di C. Arrighi, P. Cantù M. de Zan & P. Suppes Csli Publications, Stanford pagg. 288|s.i.p.

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