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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2011 alle ore 15:49.

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Il villaggio globale del Gen Verde a MilanoIl villaggio globale del Gen Verde a Milano

Arriva a Milano «Rapsodia», concerto (ma la definizione è riduttiva) del Gen Verde, che torna così nel capoluogo lombardo dopo cinque anni. Domenica 27, al Teatro Ciak, con un doppio appuntamento (ore 18 e ore 21) il gruppo tutto al femminile che porta in giro per il mondo il proprio «villaggio globale», canterà, ballerà, reciterà in uno spettacolo a favore del Fondo Famiglia Lavoro creato dal Cardinale Tettamanzi.

Una scelta non casuale, per due realtà che parlano il linguaggio della solidarietà e della fraternità, una scelta, verrebbe da dire in questi anni votati al materialismo, di «nicchia», se non fosse che il teatro è praticamente esaurito, tanto che per far fronte alle richieste si è decisa la doppia recita. Il biglietto è gratuito, ma sarà gradito un contributo al Fondo Famiglia Lavoro, la prenotazione obbligatoria sul sito www.genverdemilano.it, i posti disponibili ancora pochi.

Se Tettamanzi, nel Natale 2008, ha scosso le coscienze creando nella capitale della cosiddetta «Padania» un fondo in aiuto di famiglie e persone che nella diocesi ambrosiana vivono il dramma della perdita o della precarietà del posto di lavoro, senza differenza alcuna fra italiani e stranieri, pure la storia del Gen Verde inizia nel giorno di un Natale un po' più remoto. Era infatti il 1966 quando Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, fece recapitare come regalo per le ragazze di Loppiano, la cittadella del movimento a 20 km da Firenze, una chitarra elettrica e una batteria. Verde, per l'appunto. Analogo dono, ma con una batteria rossa, per i ragazzi (esiste pure un Gen Rosso, con vocazione leggermente diversa).

Gen è acronimo di «generazione nuova», a indicare tutti quei giovani che già allora si avvicinavano alla rivoluzione evangelica della Lubich. Geniale innovatrice dalle intuizioni fulminanti, che tuttora vengono studiate come modello sociale ed economico. Piccola donna fortissima, guidata dal suo credo così estraneo ad ogni integralismo, nel segno della multiculturalità e multireligiosità come vera ricchezza. Tanto per chiarirci, nessuno a Loppiano pretenderà di convertirvi; qui si vuole unire, il comandamento è: "fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te". Mantenendo sempre le radici di ognuno.

E' quello che vogliono testimoniare le componenti di Gen Verde nei loro spettacoli. Certo in quel lontano 1966 nessuno poteva immaginare quanta strada sarebbe stata fatta. Ben 135 donne di 29 nazioni si sono avvicendate in oltre 1300 rappresentazioni in ogni continente. Milioni di spettatori, incontri con personalità politiche e religiose di primo piano, collaborazioni prestigiose per limare gli spettacoli globali che queste artiste portano in scena. Facendo tutto, ma proprio tutto da sole, non solo tecnici del suono o delle luci (c'è una balda ingegnere elettronico), ma anche attrezzista, magazziniere e autista del camion. Insomma, ogni trasferta una sfacchinata pazzesca, fra lo stupore del personale dei teatri, certo non avvezzo a star che si portano le casse acustiche.

Attualmente il gruppo è composto da 22 artiste di 14 nazioni diverse, dalla Scozia alle Filippine, al Cile, all'Oceania, al Congo, alla Corea. Ciascuna collabora per i propri talenti, che spesso sono stati o sono tuttora la propria professione (dalla cantante lirica al direttore musicale, diplomata alla Royal Scottish Academy of Music), e con il proprio background culturale. Per dirla con le parole di Leandro Castellani: «il miracolo di una sintesi dove ognuno è presente».

Autore anche di musiche e testi, Gen Verde (International multi artistic performing group, recita il sito) crea performance che abbracciano il musical di «Prime pagine», portato fino in Giappone (in lingua originale, una vera sfida) a narrare della giovane Lubich durante la seconda guerra mondiale, o il più recente «Maria», dove le suggestioni sceniche sfruttano al massimo il valore delle proiezioni.

Fino a questo «Rapsodia», musica dal vivo, di vari ritmi e armonie, coreografie, canzoni, testi scanditi dalle dimensioni del vivere: il rapporto con se stessi, con gli altri, con l'infinito. «Le domande di sempre, le domande capaci di ridonarci le emozioni», così Anna, sorta di coro greco dello spettacolo. E ancora, proprio all'inizio: «Per dirci la nostra voglia di futuro, con un sacco di coraggio e una manciata di utopia». Quello che tutti chiedono per vivere.

Gen Verde, Rapsodia
Milano, Teatro Ciak, 27 marzo
www.genverde.it

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