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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2011 alle ore 19:06.

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Le centosettantacinque lettere che compongono il romanzo del 1780 di Choderlos de Laclos definiscono, con straordinaria minuzia, la strategia del male pianificato e condotta a termine da due libertini associati. Ma la loro opera corruttrice, se determina il guasto di tanti destini, è, anche e prima dell'affermazione della loro intelligenza e volontà, la loro prigione e il loro inferno.

«Le relazioni pericolose» al termine del loro tortuoso percorso, della loro sottilissima ragnatela d'inganni, seduzioni e dissimulazioni e raggiri, spalancano l'abisso, nel quale i due protagonisti precipitano, come Don Giovanni, portando con sé le proprie vittime, divenute ad un certo momento complici nel trasgredire. Con una ricchezza di movimenti e d'immagini evocative c'è espresso tutto questo, e altri sottili mutamenti emotivi, nella pregnante coreografia di Mauro De Candia «Les Liaisons Dangereuses», ispirata da "Quartett", la variazione sul tema del romanzo di Laclos secondo il drammaturgo Heiner Müller.

Questa versione da camera del coreografo pugliese è una sintesi ragionata, intelligente, formalmente ineccepibile, che va al cuore della vicenda del Visconte di Valmont e della Marchesa di Merteuil, interpretati dallo stesso De Candia e da Antonia Vitti (danzatrice barese trapiantata a Parigi con Carolyn Carlson). Eliminati tutti i personaggi, l'attenzione si focalizza sui soli due protagonisti, la coppia che muove i fili. Tutto è già successo e la coppia è rinchiusa nella loro stanza. Ridono e giocano: un divertimento che presto si tramuta in lotta. Dal compiacimento per aver manipolato gli altri, finiscono per manipolarsi a vicenda e accusarsi reciprocamente delle loro colpe. De Candia mette in scena una feroce "fiera delle vanità", con la limpidezza e la forza del suo linguaggio di neoclassica fattura continuamente aperto a tessiture gestuali contemporanee. Costruisce un affresco barocco: un gioco di superficialità dove ci si trucca e ci si camuffa, ci si fa la corte, tra sguardi furtivi ed esitanti, la cui conquista amorosa e resistenza all'oggetto del desiderio sbocciano successivamente sulla passione amorosa e senza riserbo.

Ad affiorare è l'incapacità d'amare, la paura dello scorrere del tempo, che inducono i due personaggi a rifugiarsi nella narcisistica e teatrale rappresentazione di sé stessi, imprigionandosi nei loro ciechi egoismi. Il tutto nel disperato tentativo di rallentare l'inevitabile processo di disfacimento cui sono destinati. Desiderio, fascino e solitudine i temi enucleati della favola settecentesca. Come nella precedente, altrettanto intrigante, rilettura del «Casanova», del quale «Les liasions» sembra un proseguimento, De Candia punta alle emozioni, a ciò che muove i personaggi, a quello che c'è dietro la semplice storia.

L'incomunicabilità, l'impossibilità dell'amore vero, lo svuotamento del sentimento sono resi da una trama coreografica densa di sfumature. Sul tessuto di musiche di Mozart, bastano alcuni elementi scenici a restituirci non solo l'atmosfera di un'epoca, ma soprattutto evocare le dinamiche interiori e relazionali dei personaggi. Un piccolo tavolo innesca i giochi di seduzione; delle enormi cornici che calano dall'alto sono lo spazio dove autocompiacersi nella rappresentazione di sé stessi (come nel divertente duetto che fa il verso a Papageno e Papagena sulle note del "Flauto magico"); degli specchi deformi rivelano il mutamento delle identità; un grande rotolo di carta dispiega le innumerevoli lettere; tre modellini di gonne di diverso colore e dentro le quali il protagonista immerge la testa, sono tre differenti caratteri femminili per il suo gioco seduttivo; e, infine, il bianco cubo dall'inizio in scena che, girato, rivelerà una gabbia metallica, luogo dello smarrimento.

I due assoli
A darci il progressivo svuotamento di senso saranno due intensi assoli. Come giocattoli ormai senza alcuna utilità i due danzatori vagano, inseguono fantasmi, fendono l'aria, rotolano nel mantello di carta distruggendolo. Per giungere, infine, dentro la gabbia. Qui si arrampicano, danzano aggrappati, scivolano sinuosamente alla ricerca l'uno dell'anima dell'altro; si sfiorano in un bacio; si cercano senza trovarsi. "Les Liaisons Dangereuses" aggiunge un nuovo tassello al talento coreografico di Mauro De Candia, riconosciuto ormai internazionalmente. Attivo da anni in Europa, richiesto per creazioni in Usa, direttore di una sua compagnia, la Pneuma Dance Theater, non ha dimenticato la sua terra d'origine dove ha fondato Arte&Balletto per la formazione, promozione e distribuzione della danza nel meridione. Talento in fuga, ma sempre con ritorno.


"Les Liaisons Dangereuses", coreografia, regia, scene Mauro De Candia, luci Riccardo Mastropasqua, costumi Arcangela Fiorella. Prima assoluta al Teatro Comunale G. Curci di Barletta.

www.arteeballetto.it
www.maurodecandia.com

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