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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2011 alle ore 16:34.

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Franco Quadri (Ansa)Franco Quadri (Ansa)

Dopo una lunga e straziante agonia è morto a Milano, all'età di settantacinque anni, Franco Quadri, una delle figure più influenti del teatro italiano degli ultimi decenni. Critico, editore, traduttore, organizzatore di molteplici iniziative culturali, ha sempre amato mischiare e sovrapporre questi suoi diversi ruoli professionali. È stato, senza dubbio, un uomo di potere, come tale discusso e controverso. Ma credo si possa dire che mai ha anteposto alla battaglia delle idee qualunque tipo di interesse personale.

Da critico, ha collaborato a lungo con "Panorama", poi con "la Repubblica". E' stato anche caporedattore di "Sipario". Il carattere spigoloso, le forti scelte di campo ne hanno fatto un personaggio "scomodo", guardato con timore dall'ambiente. Certamente non ha mai inteso perseguire un punto di vista in qualche modo oggettivo: è stato, anzi, un critico schierato, partigiano fino alla faziosità, e in questo spirito militante è consistito il suo limite e il suo pregio principale: ha sempre sostenuto con passione e generosità le realtà in cui credeva.

La sua storia intellettuale si lega soprattutto all'avanguardia fra gli anni Sessanta e Ottanta, l'epoca d'oro delle "cantine" romane, delle più ardite sperimentazioni, del mitico Convegno di Ivrea – l'atto di nascita del nostro teatro di ricerca – di cui era stato uno dei focosi promotori. A lungo le sue recensioni su "Panorama" hanno rivelato e legittimato quanto di nuovo accadeva sulle scene italiane e straniere. Col passaggio a "Repubblica", il suo sguardo si è svincolato da correnti e movimenti, è diventato più istituzionale.

Nella sua vita sulle barricate, Franco Quadri ha scritto libri, ha promosso festival e rassegne, ha diretto la sezione teatro della Biennale di Venezia, ha ideato i corsi dell'Ecole des Maîtres Ma la sua impronta più profonda l'ha forse impressa fondando la Ubulibri, la più importante casa editrice teatrale italiana, quella che ha pubblicato fra l'altro le opere di Thomas Bernhard, di Heiner Müller, di Fassbinder, di Koltès, ma anche di giovani drammaturghi come Stefano Massini, e gli scritti di Kantor, di Barba, di Beck e della Malina.

Dalla Ubulibri sono nate due creature predilette come il Patalogo, l'annuario che dal '78 registra e documenta tutte le produzioni e gli avvenimenti della stagione, aprendo preziosi spazi di riflessione, e i premi Ubu, i riconoscimenti di maggior prestigio ad attori, registi, spettacoli, molto più che una semplice selezione di proposte e nomi illustri, una bussola e una fondamentale occasione di bilancio. Al teatro, di sicuro, ha dato tanto, profondendovi ogni sua energia fisica e risorsa economica. Lascerà inevitabilmente un grande vuoto.

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