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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2011 alle ore 08:20.

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Immagine di Emanuele Luzzati tratte dal catalogo della mostra «Viaggio con figure» a cura della Giannino StoppaniImmagine di Emanuele Luzzati tratte dal catalogo della mostra «Viaggio con figure» a cura della Giannino Stoppani

Sarà un certo diffuso gusto vintage per gli anni Ottanta, l'età più brillante della narrativa per ragazzi in Italia, quando le case editrici erano impegnate a costruire i loro cataloghi pescando il meglio nel mondo e facendo largo agli scrittori italiani; sarà, più semplicemente, uno sguardo lucido ai portafogli, i propri (nel senso di patrimonio da rimescolare) e quelli dei genitori, poco disposti a spendere quindici, sedici euro per un solo libro ingiacchettato in un inutile vestito della festa: però il ritorno dei tascabili corre come un tacito passaparola tra gli editori italiani per i più giovani questa primavera, anche se poi, e per fortuna, le declinazioni sono tutte diverse, e ancora una volta, come in quegli anni formidabili, c'è posto per tutti, se ciascuno lavora con un progetto chiaro in testa, senza sbirciare troppo nell'orto del vicino, pensando semmai a mutare in valore la propria identità.

Piemme pone mano ai classici, da Tom Sawyer a Piccole donne a Black Beauty, facendoli introdurre da svelte paginette firmate Mino Milani, Teresa Buongiorno, Lia Levi, e ficcando nelle pagine colonnini di approfondimento («I classici del Battello a Vapore», a partire da 10,50 euro); Einaudi Ragazzi gioca la «Carta bianca» dell'avventura vissuta pericolosamente, basta con le polverine magiche, apriamo la porta alla realtà e guardiamoci intorno vigili, con romanzi di Baccalario, Varriale, Peduzzi (a 10 euro); Feltrinelli apre con Il buio oltre la siepe (ah, avere un papà come Atticus Finch) le sue Grandi letture, pescando nel catalogo della narrativa contemporanea i romanzi di cui possono impossessarsi con gusto i lettori più giovani (oltre a Harper Lee, D'un tratto nel folto del bosco di Oz e Omero, Iliade di Baricco, da 8,50 euro); e altri cantieri sono ancora in corso ma già in piena attività.

Questo, e molto altro, si vedrà a Bologna da lunedì 28 a giovedì 31 marzo per l'edizione numero 48 della Fiera del libro per ragazzi (ospite d'onore la Lituania), appuntamento-chiave per gli operatori di un mercato che, alla maniera dei suoi destinatari, continua ad avere voglia di crescere. Oltre milleduecento espositori in rappresentanza di 55 paesi vuol dire quattro giorni di serrato affarismo affabile che conosce tregua solo la sera fuori dai padiglioni, in città, tra feste e mostre. Tanti gli appuntamenti in Fiera per bibliotecari, insegnanti e studiosi, critici, traduttori e illustratori; gli autori si ritrovano per una volta alle prese con un pubblico tutto adulto, mentre gli editori trottano tra gli stand, pencolando tra l'entusiasmo e il calcolo; ed è sempre più folto il manipolo di grandi agenti da grandi che decidono di presidiare il mercato non piccolo dei piccoli.

Staffetta di scrittori e illustratori (tra le punte Bernard Friot, Brian Selznick, Aidan Chambers, Silvana Gandolfi) mercoledì 30 nella bella cornice di Salaborsa, la biblioteca centrale, una raffica di proposte messe insieme dagli editori per ragazzi dell'Associazione Italiana Editori facendo rete con la Fiera stessa – che con dispiacere non replica la kermesse di Bolibrì – e con la libreria Giannino Stoppani.

Tornando in Fiera, balza all'occhio la rarità di esordienti o giovani scrittori italiani. Sulle nuove copertine brillano nomi noti, se non notissimi; e quasi tutti sopra i quaranta. Dove sono finiti gli altri? Che cosa stanno facendo? Sono gli editori a ignorarli, a non avere la pazienza di crescerli, o forse sono loro che preferiscono scrivere libri per ragazzi da pubblicare come libri da grandi? Bianca come il latte, rossa come il sangue di D'Avenia, Io e te di Ammaniti sono veramente libri per adulti? E con questo interrogativo entriamo nella perigliosa terra di mezzo dei romanzi per l'adolescenza lunga che va dai tredici ai vent'anni, dove lapidi, vampiri e angeli spiumati si contendono ancora il campo, ma le proposte degli editori stranieri, americani in testa, si concentrano su un genere ancora poco esplorato: la fantascienza andata a male, la distopia.

A poche settimane dalla catastrofe del Giappone s'intiepidisce la voglia di indulgere in queste visioni che mettono più paura, adesso che non sono così remote; ma i romanzi apocalittici hanno qualcosa in comune con i fantasy, la creazione di mondi paralleli che piace tanto ai lettori adolescenti, e quindi è possibile che il fascino cattivo di questi lunghissimi, complicati periodi ipotetici guadagni terreno.

Qualche pioniere ci ha già provato: brilla per originalità, ad esempio, il severo Méto di Yves Grevet (Edizioni Sonda, euro 12,50), dove ragazzi con nomi da antichi romani vivono in una sorta di collegio tutto maschile cercando disperatamente di restare piccoli, perché quando crescono succede qualcosa di oscuro. Andrà affrontato; tutti i protagonisti dei romanzi distopici sono combattenti, neogladiatori armati contro il nulla. E anche quando vincono, il mondo non si aggiusta più. Sopravvive chi si adatta al cambiamento. Una lezione amara, che salda il futuro alla preistoria.

L'autrice dell'articolo e nostra collaboratrice ha vinto con «Bambini nel bosco» (Fanucci) il premio LiBeR per il miglior libro del 2010.


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