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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2011 alle ore 08:21.

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Mai come oggi banconi e scaffali dei librai sono ingombri di romanzi di autori italiani, soprattutto esordienti. Mai come oggi tavoli (e pavimenti!) di chi si occupa di libri sono ingombri degli stessi. È vero, la moda esasperata dell'esordiente, la sua ricerca da parte degli editori – nella speranza di ripetere i colpi riusciti con Giordano e la Avallone – ci hanno portato anche belle sorprese. Specialmente nel campo delle nuove autrici, tra le quali qualcuna si farà strada. E ricordiamone il meglio: Veronica Tomassini, Sangue di cane (Laurana), Viola Di Grado, Settanta acrilico trenta lana (e/o), Germana Fabiano, La luna contro (Robin), Mary B. Tolusso, L'imbalsamatrice (Gaffi), Irene Chias, Sono ateo e ti amo (Elliot). Tutti libri di cui a suo tempo abbiamo suggerito la lettura. Ma, nel rispetto di una narrativa conchiusa, anche se venata di inquietudini o disagi del vivere, il nostro tempo deve richiedere (pena la clausura della sensibilità) anche il contrario di tutto ciò. In un libro prezioso, La forma dell'incompiuto (Utet 2007), Bruno Pedretti, ha messo in evidenza come, dal punto di vista letterario, il segno più vero e incisivo dei nostri tempi sia dato dal «mondo fluttuante» del quaderno di meditazioni, dalla «dissolvenza» dell'abbozzo e del frammento: il rovescio di quella che Adorno chiamava l'«opera a tutto tondo».
Ne abbiamo oggi esempi? Ne abbiamo. Eccone uno nel recente Almanacco dei giorni migliori-Primavera, dell'a sua volta esordiente Fabio Rizzoli (nato a Bologna nel 1974). Tanti brevi testi (definirli racconti è riduttivo) quanti sono i giorni della primavera, dal 21 marzo al 20 giugno. Ognuno di essi preceduto da tre (ottimi) consigli: un disco da ascoltare, un film da vedere, un libro da leggere. Ognuno seguito da un esercizio operativo, come accade nelle antologie scolastiche (da scommetterci: una presa in giro delle stesse). A prima vista, un lunario, come quelli di una volta, che si proponevano lo scopo di «dare un senso al mondo» scandendone i tempi e i giorni. Ma qui, di fatto, prende forma altro: un universo frammentato e schizomorfo a sé, «una carta geografica» non finita, solo in apparenza quotidiana, «su cui tracciare linee di fuga»: verso un immaginario oggi appiattito dall'eccesso di informazione. E nei racconti-non racconti prevalgono stramberia e stralunamento. Un dirigente d'azienda il cui unico compito è quello di «scaldare le sedie», con paga sempre crescente, e che butta la spugna di fronte a una sedia di vimini. Il consulente per una casa editrice che pubblica «soltanto stranezze e velleità abortite», di cui dà puntuali e demenziali resoconti scritti. Un avvocato che ama entrare, alla lettera, nelle vite degli altri, scordandosi della propria. Un corso per i dirigenti di un'azienda: oggetto, «due giorni di full immersion sessuale con i propri colleghi». Con esiti strepitosi: un incremento della produzione del 42,6 per cento. La vita di un uomo e una donna a cui piace ingessarsi, meticolosamente, attenti ai materiali e alle tecniche, e che si autodefiniscono «i teneroni del bondaggio». Uno scrittore che ordina ad Haiti un kit per lanciare il malocchio addosso a un suo rivale. Una piangimorti a cottimo...
Follie, testi scritti svolazzanti, dunque, brandelli della fantasia (spesso sul sadismo del mondo), referti del quotidiano, sberleffi. Ma anche con qualche imprevista apertura sentimentale e patetica. Come il tenero breve elenco, scritto su carta da pacchi, da parte di un uomo, e rivolto all'amata: «Le cose che mi fanno pensare a te». O i pensieri di Andrea, ormai vecchio e malato, in poltrona. Con Anna che gli si siede dolcemente a fianco sussurrandogli che non si lasceranno mai. Parole seguite da una bella sorpresa finale da riservare al lettore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA almanacco dei giorni migliori - primavera Fabio Rizzoli Fernandel, Ravenna pagg. 200| € 14,00

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