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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2011 alle ore 17:00.

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Innesca un vortice di figurazioni pittoriche, un sovrapporsi d'iconografie trasfigurate, un continuo rimando alla grande arte religiosa. La «Serata sacra» concepita da Francesco Ventriglia è di una bellezza mozzafiato. Il direttore artistico di MaggioDanza assembla un trittico di balletti di diversi vocabolari contemporanei, facendo dialogare pittura, danza e musica. E si resta avvinti dal senso di Pietas che permea ciascuna delle tre creazioni, firmate dallo stesso Ventriglia, dal franco-albanese Angelin Preljocaj, e dal greco Andonis Foniadakis.

Sulla partitura dello «Stabat Mater» di Pergolesi, che dà il titolo alla coreografia, l'ex danzatore scaligero costruisce un balletto di solido impianto astratto che scorre come una sequenza cinematografica, ma senza smarrire, nel racconto, dettagli e intimità. Anzi. Esalta la forza espressiva sia attraverso posture, gesti, movimenti veloci e netti nelle linee neoclassiche e nelle evocazioni drammatiche; sia nella coralità delle sequenze, negli assoli, nei duetti, nei trittici, nei gruppi maschili e femminili che occupano contemporaneamente i vari punti della scena. Corpi vestiti di grigio, rotolanti, trascinati, innalzati; piedi che battono per terra; mani che pregano e accolgono; braccia che esprimono fremiti dolenti e consolatori.

Il tema della Passione si dipana attorno alla figura di Cristo – del quale Alessandro Riga ne emana tutta l'umanità e la divinità calandosi in un'interpretazione toccante - con al centro una croce luminosa dove Egli sosta, scende e risale componendo continue citazioni visive: una per tutte la sublime "Pietà" del Giottino. È un Cristo che porta con sè la sofferenza, i dubbi, le inquietudini, gli interrogativi dell'uomo, ricondotti sempre ad un simbolismo quotidiano. Che trova un forte valore raffigurativo nei due oggetti teatrali ricorrenti: una serie d'inginocchiatoi, elemento della pratica religiosa, trasformati anche in banchetto da Ultima Cena e da sepolcro; e l'asse di una tavola deposta a terra sulla quale varie figure sostano a turno martellando chiodi, preludio alla crocifissione. Riconosciamo varie figure evangeliche, tra cui la Maddalena, Giovanni e la Madonna. Delle ultime due, con felice intuizione, Ventriglia mette a fuoco due scene potenti. Un duetto struggente dove Cristo sceso dalla croce sembra consolare la sofferenza del discepolo; e il finale con la Madre che si colloca sulla croce, quasi a prendere il posto del Figlio.

La rapinosa e ispirata «Annonciation» di Preljocaj, premiato balletto del 1995, è un duetto al femminile denso d'umanità. Di carnalità trasfigurata. Vi è, folgorante, la poetica del coreografo che ha sempre posto il corpo al centro della propria riflessione e scrittura coreografica. In un quadrato bagnato di luce rossa con una nera panca geometrica, e nella stilizzazione assoluta del movimento ispirato a celebri iconografie di Leonardo e del Beato Angelico, egli indaga il mistero umano della maternità di Maria nel momento dell'annuncio dell'Angelo. E indaga il suo sconvolgimento, i turbamenti, le incertezze, le paure, i dubbi, e la presa di coscienza per le conseguenze anche metaboliche dell'evento divino.

La partitura elettronica di fruscii, graffi, voci, si fonde e sfuma sulle mirabili note del «Magnificat» di Vivaldi facendosi tappeto sonoro del duettare con movimenti ora singoli ora all'unisono, dai quali scaturiscono sentimenti di sottomissione ma anche di rivolta, una gamma di stadi emotivi che vanno dall'attesa allo spavento, dallo stupore, alla lotta, all'accettazione. L'atto del concepimento sembra avvenire in quella penetrazione mistica che Preljocaj esprime con la testa dell'Angelo che si struscia sul grembo della Vergine, negli abbracci fascianti, e nel candore di un bacio che è soffio di vita nuova.

Il terzo "occhio", ortodosso, sul tema del sacro è «Selon désir». Il balletto s'apre con casse d'amplificatori sospese che salgono e scendono sulle teste di una massa di danzatori in colorate gonnelle d'abiti quotidiani che si muove istintivamente, fluida, veloce, smarrita, sulla nuda e oscura scena. Il giovane danzatore e coreografo Foniadakis, di formazione béjartiana, struttura la sua creazione sulla dialettica dei Corali di Bach, la «Passione secondo San Giovanni» e la «Passione secondo Matteo» per darci l'idea dell'aspirazione dell'uomo a elevarsi dalla terra verso lo spirito celeste, del Paradiso e dell'Inferno.

Tesse un magnifico vocabolario tra classico e contemporaneo di forte tensione muscolare, fatta di contrazioni e sospensioni; una danza impulsiva, inarrestabile, tra elevazioni, sollevamenti, cadute e scivolate, e, soprattutto, avviluppamenti, ispirati alla tela di Andrea Commodi , «La caduta degli angeli ribelli», e ai quadri di Bosch. E il perenne conflitto tra corpo e spirito sembra pacificarsi nella fluidità dei corpi nello spazio abbandonati alla musicalità di Bach.

"Serata sacra", serata di danza in tre parti: "Stabat Mater", coreografia di Francesco Ventriglia; "Annonciation" di Angelin Preljocaj; "Selon désir" di Andonis Foniadakis. Compagnia MaggioDanza. Al Teatro Comunale di Firenze.
www.maggiofiorentino.com

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