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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2011 alle ore 08:25.

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La scarsa comprensione dell'astronomia elementare è un punto dolente di molte società avanzate. Non sto parlando di buchi neri o stelle doppie o espansione dell'universo, ma di fasi della luna, eclissi, stagioni, rotazione della terra. Molti studi, tra cui una ricerca che ho effettuato con Valeria Giardino e Alexis Ouspensky, mostrano che troppi soggetti, anche a un buon livello di istruzione, pensano che le fasi della luna siano causate dall'ombra della terra, che la luna non ruoti su se stessa, e che le stagioni siano dovute al fatto che l'orbita della terra è ellittica. Le diagnosi del problema fin qui proposte sono poco convincenti. Non è la complessità dei fenomeni a costituire un ostacolo (non sono poi così complicati). Non il fatto che non viene insegnata l'astronomia (viene insegnata). Non l'assenza di copertura mediatica (trovate immagini dovunque, schemi che spiegano le eclissi, peraltro eventi molto mediatici). Non il fatto che sono fenomeni controintuitivi, non confermati dall'esperienza: anche perché l'esperienza non conferma affatto le idee sbagliate che i soggetti invece hanno.
Se i dati, o l'accesso alle informazioni, non sono la causa delle difficoltà, forse è il modo in cui si presentano i dati a creare un ostacolo. Pensate al tipico diagramma delle stagioni, con quattro immagini della terra più o meno disposte a corona – e fuori scala – intorno al sole. Sembra fatto apposta per confondere più che per chiarire. In particolare situa l'osservatore dal punto di vista di un improbabile astronauta, senza dargli la possibilità di trovare un legame con il suo punto di vista di abitante di un pianeta che gira su se stesso con un asse inclinato in un certo modo rispetto al piano di rivoluzione. Ma soprattutto tende a essere un diagramma muto. Non si è in grado di fare previsioni o di trarre conclusioni da quello che si è imparato. Lo si impara – paradossalmente, per un diagramma – in modo nozionistico.
Altro esempio, la sofisticazione dei software astronomici rende oggi disponibili magnifiche simulazioni, dei veri e propri osservatori virtuali. Sono utili? Il mio sospetto è che aiutino la conoscenza di chi già conosce; a chi non conosce regalano forse un po' di stupore e di divertimento, ma non conoscenza.
I supporti per l'insegnamento dell'astronomia sono la chiave di volta dell'apprendimento. Qualche timida esperienza recente ci incoraggia. Molto tempo fa vidi un oggetto che mi piace chiamare «meridiana porcospino». Si tratta sostanzialmente di un globo terrestre dal quale sporgono delle figurine umane, una per ogni città capitale, donde l'apparenza di un porcospino. La meridiana viene orientata facilmente. Per esempio, se a Roma la si afferra per la figurina che rappresenta Roma e la si lascia pendere, si individua poi il nord, e la si àncora a terra, si ottiene un orologio solare che vi dice che ore sono adesso in ogni parte del globo: dove ora è notte, dove le ombre sono corte e dove lunghe, dove sta sorgendo e dove sta tramontando il sole.
Direi che si tratta di un oggetto pedagogico virtuoso, per le seguenti ragioni. Organizza l'informazione, i dati, incorporando il punto di vista dell'osservatore: di fatto rappresenta questi sul mappamondo esattamente come è nello spazio reale. Offre poi un ricco tessuto di inferenze, di appigli per il ragionamento («se vai qui, vedi questo; ma allora...»). È low tech, richiede al discente soltanto di sapere reperire il nord.
D'accordo, non funziona di notte, ma già questo è di per sé un fatto interessantissimo! Infine, è straordinariamente memorabile: una volta imparato a usarlo, non esce più dalla testa. L'iniziativa globolocal, pilotata in Italia da Nicoletta Lanciano de La Sapienza, riprende questa idea e ne fa un progetto pedagogico completo, che viene simpaticamente associato agli equinozi come «giornate di liberazione del mappamondo».
Propongo che si lancino simili iniziative per liberare i software astronomici. Quelli come Stellarium e Celestia permettono di guardare il cosmo in modo intelligente. Spostare l'osservatore sul Sole e accelerare il tempo, per esempio, rende facilissimo capire le stagioni. Si tratta, ancora una volta, non tanto di aggiungere nuovi dati, ma di organizzare meglio i dati che si vogliono presentare, e in questo caso di trovare un punto di vista utile. E quale punto di vista migliore di quello del Sole per capire le stagioni?
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