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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2011 alle ore 16:53.

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Jazz e musica colta. Quando il swing incontra il valzer. Nella foto Ketil BjørnstadJazz e musica colta. Quando il swing incontra il valzer. Nella foto Ketil Bjørnstad

In principio era il Modern Jazz Quartet del pianista John Lewis: improvvisazione in smoking, il bebop di Parker che incontra Bach, swing e Barocco. Poi, sempre negli anni Cinquanta, si affaccia alla ribalta Dave Brubeck: un altro pianista di estrazione classica - assai amato dal pubblico deicollege-, capace di coniugare i tempi dispari del suo hit «Take Five» e l’arte della fuga. In epoca più vicina, Keith Jarrett e Chick Corea hanno frequentato senza inibizioni la solo performance pianistica e le sonate di Händel e Mozart, passando da Cole Porter al clavicembalo ben temperato.

Insomma è alquanto avventurosa la relazione tra musica colta e jazz. In mezzo non bisogna dimenticare la Third Stream, la “terza corrente” teorizzata dal compositore Gunther Schuller, alla ricerca di un centro di gravità permanente tra cultura afroamericana e patrimonio classico europeo. E, prima ancora, Gershwin, che in «Rhapsody in Blue» aveva tentato di abbinare sonorità del Nuovo Mondo e stilemi del Vecchio. Non è dunque azzardato affermare che il rapporto tra queste due tradizioni attraversa come un fiume carsico il Novecento per arrivare all’oggi.

E il dibattito torna d’attualità a proposito di alcuni recenti cd.  Prendiamo «Fiction» del Quatuor Ebène, un eccellente gruppo ad archi francese. Chi conosce questi strumentisti sa che nel loro Dna ci sono Bartók e Ravel, Debussy e Fauré. Eppure, nel nuovo album, si cimentano con un repertorio crossover. L’iniziale «Misirlou», dalla colonna sonora del tarantiniano «Pulp Fiction», è il biglietto da visita più adeguato per l’occasione. Ed è anche la chiave del progetto: brani legati dal filo rosso del cinema, da «Amado Mio»(dove la voce di Luz Casal evoca la Rita Hayworth di «Gilda») a «Streets of Philadelphia», ballata di Bruce Springsteen per il film di Jonathan Demme.

Pop ma anche una buona dose di improvvisazione
«Quando eravamo studenti al Conservatorio», raccontano i musici, «ci ritrovavamo la sera a eseguire uno standard o una canzone per saggiare le potenzialità del quartetto: è così che nascono questi arrangiamenti, nutriti dalle nostre esperienze in gruppi rock o jazz». Nella scaletta sfilano infatti «Footprints»di Wayne Shorter e«Unrequited»di Brad Mehldau. Con cammei della cantante Stacey Kent e dell’attrice Fanny Ardant. Sulla medesima lunghezza d’onda viaggia l’italianissimo Quartetto Alborada in «Éthos», disco in cui il minimalismo di Nyman sposa sonorità worlde jazz (nel cast anche Paolo Fresu).

Omaggio a Schubert
Si spinge invece ai confini con la musica da camera «Night Song», una raccolta di notturni per il piano di Ketil Bjørnstad e il violoncello di Svante Henryson. «Ho concepito questo lavoro come omaggio a Schubert», spiega il norvegese Bjørnstad, definito dal Guardian«un prodigio culturale» per la sua capacità di frequentare ambiti diversi. Nelle composizioni, quasi tutte del cinquantottenne musicista di Oslo, le linee melodiche schubertiane incontrano Bill Evans e il jazz. Il tocco di Bjørnstad è senza dubbio classico, ma la sua curiosità lo porta a spingersi in quella «no man’s land» dove parlare di etichette ha poco senso. Meglio farsi trasportare dalla bellezza di temi come «Reticence» o «Visitor». Quest’ultima dedicata al patron dell’Ecm, Manfred Eicher, che nel progetto ha avuto un ruolo determinante.

DA ASCOLTARE

• Fiction
Quatuor Ebène
Virgin Classic
1 cd, s.i.p.

• Éthos
Quartetto Alborada
Tuk Music
1 cd, s.i.p.

 

• Night Song
 Ketil Bjørnstad-Svante Henryson
Ecm/Ducale
1 cd, s.i.p.

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