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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2011 alle ore 19:43.

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Love & Revolution di Nicola ConteLove & Revolution di Nicola Conte

«I am a dj, I am what I play / Can't turn around no, can't turn around», cantava David Bowie alla fine degli anni Settanta - «Sono un deejay, sono quello che suono / non posso voltarmi, no, non posso voltarmi». E un tempo era un deejay anche Nicola Conte. Anzi, come affermava lui stesso, un "deejay jazz".

Artista totale
Profondamente radicato nella sua Bari (dov'è nato e vive tuttora) ma cosmopolita per vocazione, l'artista pugliese è più noto nei dancefloor di Tokyo, Londra, Berlino e Madrid che in Italia. Alle spalle un poker di dischi venduti benissimo anche all'estero (dall'esordio «Jet Sounds», del 2000, a «Other Directions«, pubblicato dalla celeberrima etichetta jazz Blue Note), da qualche anno Conte si proietta nel mondo della musica come artista totale. Non più - o comunque non solo - deejay, ma anche compositore, chitarrista e leader di una propria band, con la quale dà concerti in giro per il mondo (prossime date: 23 aprile a Belgrado, 23 e 25 maggio a Roma e Berlino).

Dj set a Palazzo Clerici
A Milano, ospite del Salone del Mobile, venerdì notte Conte ha tenuto un dj set a Palazzo Clerici, pescando dalla sua collezione di 45 giri e lp rari degli anni Cinquanta e Sessanta e proponendo una scaletta a base di bossa nova e jazz samba con qualche tocco di elettronica. Musica per i piedi e per il cervello, da ballare e da ascoltare. Per l'occasione l'abbiamo incontrato per parlare di «Love & Revolution», il nuovo album edito dalla Impulse/Universal. Quinto capitolo della sua avventura discografica di leader, il cd uscirà ai primi di maggio nei negozi italiani, disponibile in versione singola o in formato doppio deluxe.

Qui amore non fa rima con cuore, ma con rivoluzione. Perché?
«Perché il mio disco è un viaggio sentimentale per il domani. O, meglio, una nuova rivoluzione culturale. Ho immaginato infatti che «Love & Revolution» potesse essere il titolo di una lirica di Majakovskij o di Amiri Baraka o ancora di una raccolta di poesie di protesta afroamericane uscite nel 1968».

Lei è appassionato del grande sassofonista John Coltrane, del jazz spirituale e della vecchia musica nera. E nel nuovo disco cerca di mettere insieme queste cose, con un'attenzione particolare alla cultura degli afroamericani e degli hippies negli anni Sessanta…
«Sì, perché «Love & Revolution» nasce da una mia personale necessità ed evoluzione artistica da un lato e dall'altro per una crescente sensazione di disagio nei confronti della situazione politica e culturale di oggi. In questo senso, voglio tornare a considerare l'amore come un ideale rivoluzionario, per cui in un certo senso il mio è un disco di protesta: magari romantica e sentimentale, tuttavia lo è».

Quali sono gli artisti e i generi musicali cui si è ispirato?
«Ho ascoltato e studiato molti dischi dei protagonisti del jazz scuro e mistico, quello che guardava all'Africa e alle radici nere. Musica che significava presa di coscienza e fierezza per la propria diversità. Penso a personaggi come Max Roach, Mal Waldron, Jackie McLean, Albert Ayler e Pharoah Sanders. Ma nelle quindici tracce dell'album si avvertono anche echi del soul politico di Marvin Gaye e Curtis Mayfield, del canto struggente di Nina Simone e di Donnie Hataway, del folk e della musica psichedelica, i cui ambasciatori sono stati i Jefferson Airplaine, i Byrds, Bob Dylan e altri ancora».

Tra i collaboratori del disco ci sono jazzisti italiani e vecchi amici come Fabrizio Bosso e Flavio Boltro, ma anche voci di neri d'America, tra cui il vocalist di Minneapolis José James e la cantante Nailah Porter…
«Era naturale che ai musicisti europei con cui lavoro da anni affiancassi artisti americani di colore. Volevo fare un disco molto "nero" e perciò era indispensabile coinvolgerli nel progetto. Un altro cantante che ho coinvolto è Gregory Porter, originario di Los Angeles, ma oggi residente a Brooklyn. Il trombettista Wynton Marsalis, che lo ospita spesso nella sua orchestra, dice ha una voce fantastica».

Conte, in una battuta come potrebbe sintetizzare il messaggio di Love & Revolution?
«Oggi è nuovamente il tempo di una musica e di artisti che cantino ideali e speranze».

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