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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2011 alle ore 19:50.

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Man Ray a Lugano. Il Dada prima del DadaMan Ray a Lugano. Il Dada prima del Dada

È un ferro da stiro su cui stanno incollati quattordici chiodi appuntiti l'oggetto che più si avvicina al suo immaginario erotico: usarlo per ridurre a brandelli l'abito di una donna e vederla danzare seminuda, facendo intravedere le forme del suo corpo. Ironia, sadismo, umorismo a doppio taglio… in questo oggetto - un Cadeau che non tutte sarebbero pronte a ricevere - Man Ray distilla la sua vena più dissacrante, la voglia di stupire, il desiderio di disorientare. Da sempre libero da ogni dictat estetico - «detesto coloro che ammirano l'abilità tecnica nella mia opera» - Emmanuel Radnitzky, in arte Man Ray, è oggi protagonista di una mostra che ripercorre le tappe del suo cammino di uomo e di artista.

200 opere dalla Fondazione Marconi
Ospitata fino al 19 giugno al Museo d'Arte di Lugano, l'esposizione curata da Guido Comis,Marco Franciolli e Janus raccoglie duecento lavori provenienti dalla Fondazione Marconi di Milano, che possiede la più vasta collezione dell'artista americano. Una partitura ritmata da un criterio cronologico racconta in quattro atti l'esistenza di un uomo capace di attraversare il suo tempo con uno sguardo che sapeva giocare con categorie e restrizioni, proclamando un'indipendenza intellettuale non soggetta ad alcun vincolo.

Gli anni della formazione fino al 1921
Si parte con la sezione dedicata agli "Anni della formazione" (fino al 1921), che l'artista trascorse fra New York e Ridgefield nel New Jersey, sede di una vivace colonia di artisti. Una formazione segnata soprattutto dalla visione della prima edizione dell'Armory Show, dove Man Ray poté confrontarsi con le più avanguardistiche opere d'arte europee. Così - come racconta Arturo Schwarz in una monografia dedicata all'artista (Giunti Editore) - «tre anni dopo il primo collage di Picasso, cinque anni prima del movimento Dada a Zurigo e tredici anni prima del Manifeste du surréalisme (1924) di Breton,Man Ray ventunenne produsse il primo assemblage astratto proto dada». Sperimentatore e anticipatore ante litteram, l'artista in questi anni non tralasciò neppure le tematiche tradizionali, dimostrando la forza di una voce capace di modulare tutti i toni. Fra le opere più significative di questo primo periodo c'è sicuramente "Obstruction" (1920): 63 attaccapanni appesi al soffitto. Una scultura aerea talmente invasiva nello studio di Man Ray che il termine più adeguato per definirla si trasformò da Astrazione in Ostruzione appunto.

Il periodo parigino
Fra i lavori del "periodo parigino" (1921-1940), vissuto con i più grandi artisti del Novecento, fra cui Marcel Duchamp conosciuto precedentemente negli Stati Uniti, ammiriamo il celebre "Le violon d'Ingres" (1924) dove Kiki de Montparnasse appare nella stessa posa della modella del pittore francese (Ingres) con l'aggiunta delle due "effe" sulla schiena. Un'opera che già nel titolo - a Parigi a quei tempi avere un violon D'Ingres significava avere un hobby - mostra la vena sarcastica di un artista per cui sia la fotografia, sia le donne rappresentano un appassionante passatempo. Seguono i primi rayographs, immagini ottenute senza macchina fotografica, impressionando la carta fotosensibile su cui sono proiettate le ombre di oggetti diversi, opachi e trasparenti, e lavori come Noire et blanche (1926), The Tears (1930), Meret Oppenheim (1933) dove l'artista espresse senza mezzi termini un erotismo contradditorio e complesso verso le sue muse, modelle e amanti.

Gli anni della guerra e del dopoguerra
Chiudono il percorso espositivo le ultime due sezioni "Parigi e Hollywood" (1940-1951), dedicata agli anni di guerra e dell'immediato dopoguerra e "Parigi" (1951-1976), gli anni che vedono la sua definitiva consacrazione con opere attraversate da tematiche divenute a lui care: il rapporto fra pittura e fotografia, il gioco linguistico, la supremazia dell'idea su qualsiasi logica estetica e la volontà di mescolare i generi, confermando la straordinaria vena eclettica di un uomo che fu inquilino di più dimensioni. Non mancano opere di amici artisti - Pablo Picasso, Marcel Duchamp, Jean Arp, Francis Picabia, Meret Oppenheim - con cui Man Ray condivise interessi e sprazzi di esistenza.

Man Ray
Lugano, Museo d'Arte,
Fino al 19 giugno

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