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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2011 alle ore 14:27.

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"Cinecittà si mostra" al pubblico, per la prima volta dopo 74 anni"Cinecittà si mostra" al pubblico, per la prima volta dopo 74 anni

«Cinecittà è una parola magica», così lo scenografo premio Oscar Dante Ferretti definisce gli studi cinematografici inaugurati da Mussolini nel 1937. Dopo 74 anni "Cinecittà si mostra" al pubblico con un'esposizione allestita nelle palazzine Fellini e Presidenziale e con l'apertura straordinaria di tre set. Si potrà visitare la via di casa Martini (conosciuta grazie alla fiction «Un medico in famiglia»), lo splendido boulevard di Broadway di fine Ottocento ricostruito proprio da Ferretti per il film di Martin Scorsese «Gangs of New York» e duemila metri quadrati della Roma imperiale utilizzati per la serie tv della HBO, «Rome».

Il Teatro 5 di Fellini
Un'occasione unica (fino a novembre) per respirare da vicino i segreti, la storia e le pulsioni della settima arte e di un luogo inscindibile da Federico Fellini («è la mia casa» diceva). Il suo Teatro 5 è ancora lì che svetta, mentre l'enorme testa di statua utilizzata nella scenografia de «Il Casanova» ci proietta nella mostra. Questo dovrebbe essere il viatico per la realizzazione di un museo del cinema permanente.

Il lungo corridoio della palazzina Presidenziale è costellato di immagini che si passano il testimone a intervalli frenetici, sono i proiettori a cadenzarne il ritmo. Camminiamo sopra i volti del nostro cinema e non solo. Insomma si entra a tutti gli effetti nella macchina produttiva di un film. Ci accolgono le frasi tratte dalle sceneggiature di «Medea», «Ludwig», di «C'era una volta in America» e di «La tigre e la neve» per sottolineare come tutto il processo parte dalla pagina scritta. Poi appaiono i bellissimi costumi e gli oggetti indossati dagli attori che giravano proprio negli studi di via Tuscolana.

Ecco le croci e gli anelli cardinalizi voluti da Nanni Moretti per il suo «Habemus Papam» (c'è anche il vestito bianco di Papa Melville-Michel Piccoli), il busto del Settecento del «Viaggio di capitan Fracassa» di Ettore Scola, una serie di accessori che hanno ornano i gladiatori di «Rome» e ancora: gli abiti di Elizabeth Taylor e Richard Burton realizzati per il kolossal «Cleopatra», il saio di Sean Connery, indimenticabile ne «Il nome della rosa» e l'inconfondibile vestito del Marchese del Grillo. Chi non lo ricorda indosso ad Alberto Sordi?

Le scenografie
La sala dedicata alla scenografia ospita i bozzetti originali del «Barone di Münchausen» firmati Ferretti, gli schizzi della fumeria d'oppio di «C'era una volta in America» ad opera di Carlo Simi, alcuni arredi del «Paziente inglese» il trono e il ventaglio egizio di «Cleopatra» e il delfino in legno di «Ben Hur». Il pianeta cinema, insieme a tutti i suoi codici espressivi, si materializza davanti agli occhi. Chiudono la prima parte dell'esposizione le sezioni dedicate alla post-produzione (montaggio, effetti speciali, ecc.).

I provini famosi
Divertenti e curiosi sono i provini sostenuti al Centro Sperimentale di Cinematografia da alcuni attori italiani poi diventati famosi, come Riccardo Scamarcio che interpreta un pubblico ministero che accusa lo stesso Scamarcio (uno spasso), Alba Rohrwacher, Valentina Lodovini e Stefania Rocca. Fanno parte dell'allestimento della palazzina Fellini anche i bozzetti dei progetti di Cinecittà, realizzati da Gino Peressutti, i commenti video dei molti registi che hanno girato qui, da Sergio Leone a Mario Monicelli, da Roberto Benigni a Pupi Avati. Poi catalizza l'attenzione una frase pronunciata da Francis Ford Coppola: «Cinecittà è come Hollywood, un luogo dove si può fare qualsiasi cosa». Il luogo dei sogni.

Cinecittà si mostra
Via Tuscolana 1055
Fino a novembre
Curatrice Elisabetta Bruscolini
www.cinecittasimostra.it
www.cinecittastusios.it

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