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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2011 alle ore 08:21.

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Pare che l'Italia sia, tra i Paesi occidentali avanzati, uno di quelli dove è maggiore il divario tra grado di istruzione e reddito economico. In altre parole, spesso (non sempre ovviamente, ma in un numero statisticamente significativo di casi) le persone con i livelli più elevati di istruzione sono quelle che percepiscono gli stipendi più bassi. Questo è vero soprattutto nel campo delle professioni "umanistiche", dove si verifica, da un certo numero di anni, un precariato intellettuale che ha del disperante.
Questo è il contesto sociologico in cui si muove l'ultimo romanzo di Flavio Santi, il cui io-narrante protagonista è, appunto, un free-lance della penna: scrittore, traduttore, giornalista, «professore a contratto» (cioè manovalanza a bassissimo costo) in un ateneo. Il tono è intemperante e sopra le righe. Già in un romanzo come La vita agra di Luciano Bianciardi (1962) lo scrittore toscano metteva in luce, tra pungente sarcasmo e lucida disperazione, vizi e storture dell'industria culturale degli anni del boom. E se quelli erano gli anni dell'espansione produttiva, è evidente che oggi, in tempi di crisi e recessione, le cose non possono che essere peggiorate. A Bianciardi (oltre che a John Fante, al titolo di un cui celebre romanzo, Aspetta primavera, Bandini, allude quello del libro di Santi) sembra essersi ispirato il nostro autore, quanto meno per l'insofferenza che pervade il suo romanzo.
Il protagonista, Fulvio Sant, è un inetto postmoderno, che si barcamena in un mondo in cui i creditori sono puntualissimi, mentre chi deve pagare è in ritardo di mesi. Ha una moglie, Giulia (che ha sposato perché assomiglia a Simone Weil), ma non si nega l'avventura con una studentessa. Ha un rapporto ambivalente con la politica: spera in Walter Veltroni, che lo delude quando, a una sua lunga e articolata lettera, risponde con un messaggio standard. Detesta quei baroni universitari, magari pure di sinistra, che si riempiono la bocca di paroloni come "giustizia", "merito", "trasparenza", e poi ai concorsi commettono le peggiori nefandezze per far vincere i propri allievi a scapito di gente più brava. Operaio-intellettuale, è un personaggio riuscito, che si muove in pagine spesso percorse da autentici lampi di genio.
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aspetta primavera, lucky Flavio Santi Edizioni Socrates, Roma pagg. 144|€ 9,00

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