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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2011 alle ore 08:21.

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La Bibliothèque de la Pléiade, la collana emblema dell'editoria francese e fiore all'occhiello della Gallimard, nasce nel 1931, vent'anni dopo la nascita della casa editrice di rue Sébastien-Bottin, sempre a Parigi e sempre sotto gli auspici di André Gide.
L'idea era nata però per iniziativa di un giovane editore russo arrivato una decina di anni prima dal lontano Azerbagian, Jacques Schiffrin. Fu proprio lui a inaugurare nel 1923 la sua casa editrice con una preziosa traduzione della Dama di Picche di Puškin fatta da lui e da André Gide. Pochi anni dopo lanciava sul mercato una nuova collana, la «Bibliothèque reliée de la Pléiade» con l'opera di Baudelaire curata da Y.G. Dantec, raccogliendo subito i favori della critica e del pubblico. Il volume era esattamente come lo conosciamo oggi: carattere Garamond, papier bible, rilegatura in pelle, dorso decorato. In Italia la Mondadori, più di trent'anni dopo, l'ha imitata con i Meridiani e Einaudi provò, con un accordo con Gallimard, a replicare esattamente il modello francese, ma il progetto dopo qualche volume venne interrotto. La cosa più sorprendente di questa preziosa collana è che nasceva come tascabile, un tascabile di lusso ma pur sempre un tascabile. La novità risiedeva infatti nella veste dei volumi, piccoli e maneggevoli ma molto densi, qualità che offre anche prezzi più vantaggiosi: invece di comprare più volumi se ne compra uno solo.
Le pubblicità ai librai dell'epoca sottolineano questo aspetto, al centro della pagina in grandi caratteri campeggia un «UNO»: in «UN» volume tutti i romanzi e racconti di Voltaire, in «UN» volume Il rosso e il nero, Armance di Stendhal. E a giugno: «Vacanze! mostrate ai vostri clienti i primi sei volumi della Bibliothèque reliée de la Pléiade». Vengono riportate le parole dello scrittore Edmond Jaloux: «Non conosco volumi più piacevoli da portare in viaggio» e Gide annota nelle sue lettere: «Ho ricevuto i due piccoli volumi. Hanno un aspetto ra-vis-sant (de-li-zio-so); e mi piace che il loro formato mi permetta di portarli facilmente a passeggio (amo molto leggere camminando)». Oggi questi volumi, come i Meridiani, sono diventati libri da esporre o strumento di studio per il loro ottimo apparato critico ma di certo non sono libri da mettere in valigia o in tasca.
La genesi di questa edizione dal successo così immediato ha dato luogo a diverse interpretazioni. Secondo una leggenda che circolava alla Gallimard, Jacques Schiffrin, arrivato a Parigi, rimase impressionato dalla bellezza e dalla comodità dei libri liturgici. Secondo altri invece all'origine ci sono proprio le tasche "sfondate" di Schiffrin. Scrive Pierre Assouline, autore di una biografia su Gaston Gallimard, che Schiffrin era un lettore impenitente e si lamentava sempre dello spessore dei libri a dispetto della loro brevità. La scelta di quello che si vuole mettere in tasca non segue né un criterio temporale né geografico e non si limita neanche ai soli classici. Il pantheon letterario della Pléiade non corrisponde infatti alla storia della letteratura canonica. Baudelaire all'epoca non ne faceva di certo parte, troppo scandaloso. Il potere di consacrazione che le verrà riconosciuto da molti autori si fa sentire già alle sue origini. Céline scriveva a Gallimard: «I vecchi, lo sapete, hanno le loro manie. Le mie sono quelle di essere pubblicato nella Pléiade (collection Schiffrin) ». Nel '34 infatti la Gallimard, grazie all'intercessione di Gide, aveva comprato la Bibliothèque de la Pléiade, allora in difficoltà economiche, tenendosi ben stretto Schiffrin alla direzione. Pochi anni dopo scoppia la guerra, nel '40 le truppe tedesche entrano a Parigi. La Gallimard è arianizzata. Jacques Schiffrin è ebreo e come altri viene mandato via. Gaston Gallimard non vuole chiudere e accetta le condizioni dell'occupante. La prestigiosissima rivista «NRF» passa al nemico. Pierre Drieu de la Rochelle, scrittore fascista, ne prende la direzione, al posto di Jean Paulhan che diventa il responsabile della Pléiade. Il suo ufficio, pur accanto a quello di Drieu, diventerà un centro della Resistenza francese in clandestinità.
Jacques Schiffrin è costretto invece a fuggire e a seguire l'esodo comune a molti. Arrivato a New York nel '41 tenterà di riprendere la sua attività insieme a un altro editore scappato dalla Germania nazista, Kurt Wolf, col quale riuscirà poi a creare la famosa Pantheon Books. Nei primi anni di esilio, con serie difficoltà finanziarie, pubblicherà i Diari di Gide dal '39 al '42, in quella che si può definire una Pléiade di guerra: stesso formato, stesso carattere, stessi colori ma con la tela invece della pelle per la copertina e una carta comune invece della sua pregiatissima "indian paper". Oggi la Pléiade è un'ottantenne sempre vivace, tanto che è bastata una "s" in meno a suscitare polemiche. Lo scrittore Milan Kundera ha intitolato infatti, il suo volume Pleiade, Oeuvre (opera) al singolare e non "Oeuvres", al plurale. Questa assolutezza e la scelta, fatta dall'autore stesso, di non avere un apparato critico hanno scatenato critiche che ne confermano ancora la sua attualità e autorevolezza.
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