Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2011 alle ore 17:51.

My24
Bertrand Bonello (Ap)Bertrand Bonello (Ap)

Lezioni di vita e di morte
Il tema della malattia terminale e della morte e il suo impatto sulla vita di un nucleo famigliare ètrattato in modo cinematograficamente efficacissimo, benchè assai più cupo e intransigente, anche dal tedesco «Halt auf freier strecke» di Andreas Dresen nella sezione Un certain regard. Anche in questo caso non viene fatta alcuna concessione al sensazionalismo, alle lacrime gratuite e al melodramma. Il regista 47enne mantiene un rigore monastico nel raccontare il dolore senza per questo arretrare di un passo davanti alla violenza fisica ed emotiva della situazione.

Il protagonista di «Halt auf freier strecke» è infatti un quarantenne serenamente sposato con una figlia adolescente e un bimbo piccolo quando gli piove addosso la notizia della malattia e del poco che gli resta per dire addio ai suoi cari. È una corsa contro il tempo raccontata con crudo realismo ma senza alcun compiacimento voyeuristico, e una commovente lezione di vita, oltre che di morte.

Di amore coniugale e fiducia, piu' o meno ben riposta, parla l'americano «Take shelter» del 33enne Jeff Nichols, in concorso alla Semaine, interpretato da Michael Shannon (lo psicotico di Revolutionary Road) e Jessica Chastain, a Cannes anche in veste di coprotagonista di «The tree of life» di Terrence Malick. La storia è presto raccontata (si fa per dire): Curtis La Forche, un manovale padre di famiglia, comincia ad avere visioni terrificanti di una catastrofe naturale imminente edètormentato da incubi che gli preannunciano il pericolo per sè e la sua famiglia. Curtis decide allora di impiegare le sue energie, fisiche ed economiche (e siamo in piena crisi, anche oltreoceano), per costruire un ricovero sotterraneo.

Peccato che l'uomo abbia un passato familiare di schizofrenia paranoica e che le sue reazioni psicofisiche appaiano sempre più scomposte. La moglie e la figlia sordomuta devono decidere se fidarsi delle sue visioni o abbandonarlo alla sua follia. Su un impianto narrativo moto tradizionale che mescola il dramma familiare all'horror al disaster movie, «Take shelter» va seguito con attenzione fino all'ultima scena che è un vero e proprio shock, e una testimonianza sul bisogno di ognuno di noi di «trovare riparo», come dice il titolo: l'importante è capire bene da chi.

I bulli svedesi
Concorre nella «Quinzaine des realizateurs» infine l'interessante dramma svedese «Play»di Ruben Ostlund, che vede un gruppo di ragazzini neri dei sobborghi di Gothenburg compiere atti di bullismo sui compagni bianchi. Il modo in cui i bulletti sottraggono i cellulari alle loro vittime è veramente ingegnoso e basato non sulla violenza fisica, ma su una serie di contorsioni mentali che trovano le loro radici sia nella psicologia del gruppo che nella codificazione di sterotipi e pregiudizi. L'intera storia, come suggerisce il titolo, è dunque una sorta di gioco di ruolo, in cui anche le aspettative del pubblico vengono continuamente ribaltate e in cui, come già nei due film della Semaine, il tono e il genere cambiano con grande agilità narrativa.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi