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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2011 alle ore 09:11.

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Vivian MaierVivian Maier

Vivian Maier muore in solitudine e in disgrazia nel 2009, all'età di 83 anni. Tre giorni prima della sua scomparsa, John Maloof, 28enne agente immobiliare di Chicago, decide di dedicare tempo e attenzione ai negativi comprati per 400 dollari a un'asta di quartiere e abbandonati troppo in fretta. Tra le centinaia di pellicole esaminate dal ragazzo compare, all'improvviso, quel nome: Vivian Maier.

Le foto, le prime in bianco e nero (poi arriveranno quelle a colori), rappresentano volti e situazioni rubati alle strade di Chicago, New York, Manila, Bangkok, Pechino. Una sorpresa per il giovane agente immobiliare, allora presidente di un'associazione di Portage Park, un sobborgo nella zona nord ovest della città.

Maloof era alla ricerca di materiale fotografico per un libro sul quartiere, e quella scatola di rullini - abbandonata in un armadietto dato in pegno a un commerciante per un conto non saldato - faceva proprio al caso suo. Ma al posto di immagini di Portage Park, Maloof aveva trovato un tesoro. «All'inizio non me ne ero reso conto - racconta dalla sua casa di Chicago, diventata un altare alla memoria di Maier -. Capivo che quelle foto erano speciali ma non immaginavo di aver scoperto un pezzo di storia della fotografia del Novecento».

Maloof segue l'intuito da imprenditore: chiama a raccolta conoscenti esperti di fotografia, sviluppa, stampa e pubblica le immagini sul suo sito. «Non succede nulla fino a quando non carico le foto di Vivian Maier su Flickr», spiega. Flickr è un sito che contiene miliardi di fotografie. Luoghi virtuali dove il talento rischia spesso di perdersi tra istantanee di matrimoni, panorami noiosi e boccacce con gli amici.

Non quello di Vivian Maier: la pubblicazione delle foto è un successo. «In poche settimane avevo raccolto centinaia di commenti di esperti che mi chiedevano informazioni sull'autore delle foto: il problema era che, a parte il nome, non sapevo altro». L'unica informazione disponibile su Google era il suo necrologio. Lì, tra poche righe, si nascondevano tre nomi: John,Lane e Matthew Gensburg, che definivano Maier "una seconda madre". Maloof trova i tre ragazzi, diventati ormai stimati professionisti della città, e scopre così che quella donna bruna e dal profilo severo, soggetto di molti autoscatti in bianco e nero, è stata per quasi 20 anni la loro bambinaia.

Nata a New York nel 1926 ma cresciuta in Francia fino ai 25 anni, Maier è descritta dai Gensburg come una donna riservata, solitaria, che usava la sua Brownie (poi passerà alla Leica) come un filtro tra lei e il mondo. «Non ha mai stampato i 100mila negativi accumulati in 60 anni di scatti: le foto erano solo un modo per comunicare con gli altri», spiega Maloof.

I soggetti catturati da Maier, barboni, passanti, bambini che giocano, sembrano flirtare con il suo obbiettivo. Joel Meyerowitz, autore di un testo fondamentale sulla storia della fotografia di strada, Bystander A history of street photography (Bulfinch, 1994), ha definito le sue immagini «piene di arguzia, sorpresa, spirito giocoso e soprattutto guidate da un'umanità discreta».

Meyerowitz - che includerà la fotografa-bambinaia nella prossima edizione di Bystander - è, insieme al critico e docente di fotografia, Colin Westerbeck, consulente del lavoro di Maloof. «Per sviluppare tutti i negativi ci vorranno almeno dieci anni di lavoro», racconta il giovane, che ha deciso di non chiedere il supporto di fondazioni e musei per curare l'archivio Maier.

Come lo scrittore ossessionato dal suo personaggio, per Maloof il recupero dei negativi della babysitter franco–americana è "una missione". La sua casa è piena di oggetti personali della donna. Mostra su Skype un paio di scarpe rosse, vecchi scontrini di sua proprietà, ritagli di giornale, gioielli e i cappelli da cui raramente Vivian si separava.

Non è solo la fotografia di colei che è stata definita alla pari di giganti come Diane Arbus o Walker Evans a stregare l'agente immobiliare di Chicago, ma tutto il mondo di silenzi e solitudine, la camera oscura dell'anima di Vivian Maier.

Mentre le immagini della fotografa girano il mondo (saranno a Londra il 7 luglio per l'edizione 2011 del "London Street Photography Festival"), Maloof è a lavoro su un libro (in uscita in autunno) e su un documentario sulla sua vita, «Finding Vivian Maier», che in poche settimane ha raccolto sulla piattaforma di microdonazioni online Kickstarter più di 100mila dollari.

Il ragazzo biondino con gli occhiali spessi neri che ha lo sguardo insolente e l'aria da "geek" del fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, diventa dolce quando afferma: «Vivian non aveva una famiglia, non aveva un amore, nessuno che le volesse bene. Tutto quello che possedeva era la sua macchina fotografica: per questo la custodiva gelosamente». Maloof si prepara ad essere un custode altrettanto rispettoso della sua arte.

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