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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2011 alle ore 15:37.

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Ecco a voi (per quanto, ancora?) l'opera da camera nel nome di FlaianoEcco a voi (per quanto, ancora?) l'opera da camera nel nome di Flaiano

«L'arte è un investimento di capitali, la cultura un alibi» annotava - era il marzo 1960 - il marziano di Ennio Flaiano appena sbarcato in Via Veneto, nel cuore della dolce Urbe. E' passato mezzo secolo: nel frattempo i capitali sono spariti e oggi, da noi, l'arte (un tempo massima espressione del genio italico) rischia grosso. Ogni tanto, però, avvengono piccoli miracoli - anche se, pare di capire, a tempo determinato (come postulato dall'attuale pratica economica).

Ed è questa la storia che andremo a raccontarvi. A partire da un trittico di imprenditrici-artiste lanciatesi nella mischia senza timore alcuno e perdipiù nel nome di Ennio Flaiano. Tre "flaianine", potremmo dire, che preso in gestione uno spazio intrigante, ma dimenticato, si sono (re)inventate l'Opera - rendendola da camera, cioè Piccola lirica - riuscendo a far quadrare bilanci e a fare arte al tempo stesso, innovando uno dei pilastri della tradizione culturale nostrana: la grande lirica. In formato tascabile (omaggio forse al "Teatro tascabile" del Maestro?) ma non per questo priva di suggestioni.

A cominciare dalla musica, eseguita dalla «Lyric Synth Orchestra». Si tratta di un qualcosa di estremamente tecnologico che permette la riproduzione dal vivo dei suoni di circa 60 elementi per mezzo di soli quattro musicisti tradizionali alle prese con Midi e sistemi informatici capaci di dar vita a effetti acustici digitali purissimi. Per arrivare al puntiglioso adattamento - che il New York Times ha definito «charming» - grazie al quale è possibile godere di uno spettacolo tradizionalmente lungo (almeno 3 ore) in soli 90 minuti.

Chi pensa che l'Opera non si adatti ai tempi liquidi contemporanei adesso dovrà ricredersi. Così come pure chi sostiene che questo tipo di riduzione sia un abominio, perché denaturerebbe la compostezza dello spettacolo intero. La verità é che la lirica va salvaguardata e trasmessa anche cercando di ampliare il bacino di appassionati. E questo azzardo culturale andrebbe sostenuto perché è una manna dal cielo per un Made in Italy spesso tacciato di osare poco in innovazione.

Il ritorno di Tosca
Dopo oltre 550 rappresentazioni in quattro edizioni, quest'anno é ritornata la Tosca. Gli ultimi spettacoli della stagione (fino a metà giugno), poi, riguarderanno Madama Butterfly (già andata in scena circa 800 volte) proposta però in un nuovo allestimento. La qualità degli interpreti - tenori e soprano spesso di fama - é garantita. Così come gli effetti scenici virtuali, decisamente in linea con le produzioni internazionali più avant-garde.

Tre donne, dicevamo. Rossana Siclari, regista e direttore artistico; Gianna Volpi, drammaturgo e scenografo ed Elisabetta Del Buono, direttore d'orchestra (uno dei pochi in gonnella che si sia mai visto). Un trio capace di fare scintille. Ma che adesso deve fare i conti con la crisi. La stagione, per il prossimo anno, é in forse. Dopo il grande successo ottenuto fin qui, soprattutto con turisti, sarebbe ora di espandersi. Magari portando in giro l'intero cartellone (quasi tutte le grandi opere). E i costi chi li sostiene?

«Sì, ma queste cose le facevano a Berlino trent'anni fa» tuona una collega giornalista (con la quale si dibatteva circa le possibilità di sviluppo di tale piccolo ma interessante progetto di marketing culturale nostrano) dall'alto del suo scranno radical chic.

Si, ma vuoi mettere qui, a Roma? Nei meandri di un triangolo magico senza precedenti: siamo sopra quello che in un tempo remotissimo fu il Tempio di Iside, esageratamente venerato dagli antichi - e pagani - romani. Nell'arco di pochi passi ci sono la Chiesa Madre della Compagnia di Gesù, il palazzo che fu sede della Dc, il Bottegone del Pci, la sede del Grande Oriente e il Bunga Bunga Palace (ossia Palazzo Grazioli). Un singolare quadrilatero al cui centro sorge un piccolo teatro nei cui sotterranei Flaiano, con la testa a Wilma Montesi da Capocotta, partorì l'idea che avrebbe generato la più celebre pellicola del cinema di ogni tempo: «La Dolce vita» di Federico Fellini, per l'appunto.

Tutto, qui, rimanda a quel tempo, a quei personaggi e alla storia recente (e passata) di questo grande e tragico (sennò come avremmo fatto a inventare l'Opera?) paese.

«La strada (quella di fronte al teatro, ndr) la vedi com'è? - rivela a un certo punto la Siclari - Tutta fatta di piccoli e grandi avvallamenti, dossetti di sampietrini millenari che si susseguono senza sosta? E' perché sotto é pieno di statue e reperti incredibili. Se si mettono a scavare qua esce l'impossibile. Almeno così ci ha detto la gente del quartiere…».

Per info sul cartellone:
Piccolo Lirico Teatro Flaiano
Via S. Stefano del Cacco 15
Roma
Tel. +39 06 6796496
www.piccolalirica.com

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