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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2011 alle ore 18:09.

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Una scena del film «Four Lions»Una scena del film «Four Lions»

Un weekend cinematografico all'insegna della provocazione. A «Pirati dei Caraibi-Oltre i confini del mare» e «Una notte da leoni 2», che proseguiranno la battaglia per la vetta del box office, si affiancano in questo fine settimana pellicole particolarmente irriverenti e sarcastiche da diversi punti di vista.
Tra queste il primo titolo che salta all'occhio è certamente «Zack & Miri - Amore a… primo sesso» del regista americano Kevin Smith.

Al centro della storia vi è una coppia di amici di vecchia data, Zack e Miri, che per pagare le bollette del loro appartamento cercheranno fortuna realizzando un film pornografico amatoriale. Durante le riprese capiranno che il sentimento che provano l'uno per l'altra va ben oltre la semplice amicizia.

A più di 15 anni dall'esordio di «Clerks» (film del 1994, da molti considerato un cult) Kevin Smith prosegue la strada della provocazione "proponendo", attraverso il suo tipico linguaggio impertinente, la pornografia come ultimo rimedio contro la crisi economica.

Se l'interessante soggetto regge bene nell'intensa prima parte, man mano che passano i minuti la sceneggiatura si appiattisce e procede col pilota automatico fino a uno scontato finale, paradossalmente melenso e politicamente corretto.

«Zack & Miri - Amore a… primo sesso», che poteva diventare una profonda riflessione sull'universo nerd-adolescenziale americano al pari di «The Social Network» di David Fincher e di «Scott Pilgrim vs. The World» di Edgar Wright, si rivela essere in definitiva un prodotto fine a se stesso e purtroppo pieno di quell'autocompiacimento (di cui rimane vittima anche la performance del protagonista Seth Rogen) che ha caratterizzato tutta la carriera di Kevin Smith.

Altro titolo provocatorio è «Four Lions», l'atteso esordio cinematografico dell'autore televisivo inglese Christopher Morris.
Sempre accompagnato da forti polemiche nei festival in cui è stato presentato, «Four Lions» racconta la storia di quattro aspiranti terroristi islamici decisi a progettare un attentato kamikaze che li trasformi in eroi della Jihad.

Nonostante la poca esperienza con il grande schermo, Morris adotta saggiamente un registro ironico e farsesco, in grado di sottolineare al meglio l'assurdità delle motivazioni che muovono le scelte dei quattro protagonisti. Il rischio, non sempre sventato, è però quello che si cada in una superficialità eccessiva per un argomento tanto delicato.
Ormai incapace di provocare sembra invece Théo Angelopoulos, il celebre autore greco che ritorna nelle nostre sale con la sua ultima fatica: «La polvere del tempo».

Presentata al Festival di Berlino 2009, questa pellicola ha per protagonista un regista che decide di riprendere, dopo un'interruzione dovuta a ragioni sconosciute, a girare un film basato sulla vita dei propri genitori.

Secondo capitolo di una trilogia iniziata nel 2004 con «La sorgente del fiume», «La polvere del tempo» è uno dei punti più bassi della carriera di Angelopoulos: non si riconosce più il suo tocco stilistico (di cui erano tipici i lunghissimi piani sequenza) e si osserva una regia scolastica, con solo qualche momento di riuscito lirismo, che accompagna una storia ostica e pretestuosa.

In un cast di grandi nomi (da Willem Dafoe a Michel Piccoli, entrambi sottotono) il solo che emerge è il sempreverde Bruno Ganz, tornato a lavorare con Angelopoulos dopo la straordinaria interpretazione di Alexandre ne «L'eternità e un giorno» del 1998.

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