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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2011 alle ore 16:35.

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Un uomo e una donna danzano nella penombra della scena illuminata dale fiaccole tenute in mano da quattro performer che delimitano il perimetro di azione. Simili a primigeni guardiani della notte di un avamposto da difendere, ma anche guardie di un fantascientifico mondo siderale, uno dopo l'altro usciranno silenziosamente lasciando la coppia nel buio.

A rischiararli ulteriormente c'é, per fondale, un pannello bianco puntellato da filiformi lampade al neon che con effetti cangianti di luci bianche diventerà universo stellare, monitor digitale di numeri che segnano un tempo sempre più veloce, panorama lunare, display di interferenze tecnologiche. Alzandosi e abbassandosi segnerà, insieme alla musica elettroacustica aggressiva e lirica, violenta e astrale, tellurica e rugiadosa di Ben Frost, l'atmosfera dello spettacolo. «Far» è una prolungata, complessa, imprevedibile sequenza coreografica, che segna un nuovo impulso creativo nella sperimentazione di Wayne McGregor.

Rivelatosi al pubblico italiano nel 2008 con «Entity» (spettacolo che ritorna al Ravenna Festival l'11 giugno), il quarantenne coreografo britannico, che vanta collaborazioni internazionali e commissioni dalle più prestigiose istituzioni, appassionato di scienze neurologiche, continua ad esplorare il corpo nella sua relazione con la musica indagandone le molteplici possibilità meccaniche e celebrali dettate dal movimento interno. Se l'incipit è molto intellettualistico - il titolo «Far», infatti, é l'acronimo del volume di Roy Porter «Flash in the age of reason"», un trattato filosofico su corpo e anima all'epoca dei Lumi - il risultato é un'affascinante composizione ad alto tasso emozionale, che non richiede affatto la conoscenza del libro in questione.

McGregor parte da questo studio per avventurarsi in un processo coreografico di percezione e movimento che genera un vocabolario di precisione matematica e, nello stesso tempo, di imprevedibile destrutturazione. Su una solidissima base classica i dieci giovani danzatori della Random Dance Company creano assoli mozzafiato fuoriuscendo dal buio e isolati in quadrati di luce; si stagliano a gruppo scolpiti in controluce; formano coppie, terzetti, quartetti con interscambi che sfumano l'uno dentro l'altro; intrecciano trame gestuali astratte che sbalordiscono per la continua tensione.

Braccia e gambe come d'acciaio tirate all'estremo disegnano linee pure continuamente spezzate, che rimandano alla grammatica di William Forsythe; e poi torsioni di busti e squilibri di peso; velocità e rilassamento: materiale gestuale esasperato, fluido, dinamicissimo, che detta nuove configurazioni anatomiche e traiettorie spaziali inedite.

Di conseguenza si modellano nuove forme fisiche, dinamiche, armoniche. È come se vista udito e olfatto sollecitati internamente trovassero nuove espressioni e azioni esterne per comunicare. E la comunicazione fra le coppie diventa scontro, irrigidimento, seduzione, fuga, avviluppamento, passione. McGregor ci racconta anche questo, ma liberando gesto e mente da qualsiasi idea di narrazione. Perché la sua danza é astratta evocazione di un mondo interiore dirompente. Che necessita del corpo, e della sua imprevedibile forza, viscerale e istintiva.


"Far", regia e coreografia Wayne McGregor, musica Ben Frost, costumi Moritz Junge, set design rAndom International, luci Lucy Carter. All'Auditorium Conciliazione di Roma per la rassegna Tersicore.
www.randomdance.org
www.auditoriumconciliazione.it

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