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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2011 alle ore 08:23.

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Il denaro si traffica, ma dei soldi si può rimanere prigionieri e anche vittime. Giovanni Battista Montini nel 1958, non ancora Paolo VI, intervenne ad Assisi e si rivolse ai francescani che riflettevano sulla ricchezza con una domanda: «È possibile una qualche amicizia fra Madonna Economia e Madonna Povertà?». Il tema è ritornato protagonista in un convegno a Greccio dedicato a «La grazia del lavoro» le cui relazioni-saggio (Roberto Lambertini, Giacomo Todeschini, Paolo Evangelisti) sono state raccolte in volume dalle Edizioni della Biblioteca francescana di Milano. Che uso fare del denaro? Come essere nel mondo (e non fuori dal mondo) senza essere inghiottiti da cupidigie, ma muovendosi da abili e corretti gestori dei talenti assegnati e guadagnati?
Chi pensa alla povertà francescana come estranea a qualsiasi possesso e soprattutto ostile a qualsiasi idea di profitto, non conosce la storia di questi uomini e dei loro conventi che inventarono il prestito con interesse minimo per contrastare la piaga dell'usura e consentire ai contadini di investire nel proprio lavoro accollandosi i rischi delle cattive annate. Certo, nella Regola esiste l'esplicito distacco dal denaro perché considerato polvere, pietra, sterco d'asino, inutile come le mosche, velenoso quanto un serpente e insidioso al pari del demonio. Ma saranno le condizioni materiali dei poveri di fatto e involontari – non per scelta come i frati minori – a indirizzare la riflessione su beni e ricchezze dove si distinguerà il concetto di valore d'uso (preferito) da quello di valore di scambio e l'avaro entrerà nella categoria delle persone riprovevoli non tanto per motivi morali legati al peccato quanto per ragioni di inaffidabilità economica. Così acquista legittimità il mestiere di cambiavalute (campsor) con il relativo diritto al guadagno. Sì, perché l'ars campsoria «serve in quanto professione di responsabilità civica e cristiana atta a tutelare un capitale e una moneta che sono parte integrante dell'architettura civile di una comunità». E Alessandro di Alessandria, ministro generale del l'Ordine e autore del trattato De usuris, legittima agli inizi del 1300 la funzione economica del deposito bancario suggerendo modalità per far fronte alle svalutazioni della moneta.
Il volume presenta poi una seconda parte – con interventi di Stefano Magazzini, Romeo Ciminello, Pierluigi Castagnetti – sull'uso denaro e l'economia sociale di mercato oggi.
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i francescani e l'uso del denaro A. Cacciotti-M. Melli (a cura di) EBF, Milano (02.29002736) pagg. 188|€ 22,00

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