Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2011 alle ore 14:26.

My24
Amelia al balloAmelia al ballo

Quando si entra nella sala del Teatro Nuovo di Spoleto, si è accolti dalla facciata del palazzo di una imprecisata città europea di inizio Novecento, (ma nelle intenzioni registiche si intende raffigurare Milano ai primi del secolo scorso) luogo in cui si svolge l'azione dell'opera buffa in un atto unico scritta a soli 27 anni nel 1936 da Gian Carlo Menotti.

La macchina scenica, simile ad una casa di bambole, identifica il suo limite col boccascena. Da sipario, le mura dell'edificio esterne che, muovendosi su binari delineano "l'air du jeu" dei cantanti. Questo modo di "invadere" il palco, rimanda pienamente alla concezione dello spazio scenico come figura teatrale e diviene puro segno; tratto distintivo di una scelta stilistica che intende far confluire in un unicum artistico musica, regia scene, luci e costumi. Idea che Giorgio Ferrara, regista dell'opera e Direttore del Festival dei Due Mondi di Spoleto, ha sempre messo a fuoco appieno: ossia identificare una drammaturgia dello spazio da considerarsi vero e proprio elemento drammaturgico a sé stante.

La capacità creativa di Giorgio Ferrara, Gianni Quaranta, Maurizio Galante e di A.J. Weissbard, consiste nel declinarsi adattando la propria arte, di volta in volta, all'esigenza di quello che deve essere rappresentato, non citando mai solo sé stessa.

«Amelia al Ballo» è definita da Ferrara un'opera dotta. Nell'inizio é possibile riscontare una influenza della sinfonia di Dvořák «Dal Nuovo Mondo» per poi trovare dei cambi di tono alla Stravinskij. Aldilà delle citazioni auliche presenti nella musica, Menotti si pone in maniera critica rispetto alle "nuove" ideologie musicali del suo tempo. Sentimento che il compositore ha espresso attraverso la frase che viene pronunciata nell'opera dal marito di Amelia: «sei dissonante come questa musica moderna». Come spiega Alessio Vlad «Menotti è stato innanzitutto un uomo di teatro e volerlo mettere in rapporto con la sua contemporaneità significa perdere di vista quello che veramente è stato».

La prima rappresentazione dell'opera della durata di cinquanta minuti, si tenne a Philadelphia il 1 Aprile 1937 all'Academy of Music e dopo essere stata ripresa da numerosi teatri americani ed europei arrivò in Italia nel 1938 al Teatro Municipale di San Remo.

Con l'esecuzione di questa opera scelta per inaugurare il 54esimo Festival di Spoleto, si intende festeggiare anche il centenario della nascita dell'autore. Per la parte strettamente strumentale, discreta la prova dell'Orchestra,diretta da Johannes Debus. Molto bene il Coro. In merito al soprano Adriana Kucerova, ha voluto cantare ugualmente, malgrado una indisposizione annunciata prima della recita. Come coup de théâtre, da sottolineare le doti funamboliche di Sébastien Guèze che ha avuto il "coraggio" di calarsi con una fune dal palco per di più cantando.

repliche 25,26 giugno e 1, 2 luglio
Teatro Nuovo "opera buffa in un atto" musica e libretto di Gian Carlo Menotti, maestro concertatore e direttore d'orchestra, Johannes Debus maestro del coro, Stefano Cucci. Regia Giorgio Ferrara, scenografia Gianni Quaranta. Costumi Maurizio Galante. Disegno luci A.J. WeissbardOrchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi