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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2011 alle ore 12:59.

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Verso di me / Il coraggio delle donne di spalancare le finestre della vitaVerso di me / Il coraggio delle donne di spalancare le finestre della vita

«Senza fine … tu trascini la nostra vita … non hai ieri non hai domani». Non è un caso che Albertina si lasci sedurre dalla voce di Gino Paoli che le viene dall'angolo buio del bar. Al punto di non ascoltare ciò che le sta dicendo l'amica Lina.

È l'estate del 1963 a Serino, piccolo paese campano in provincia di Avellino. Albertina, senza ieri e senza domani, attende qualcosa che capiti anche a lei, che dia senso alla sua esistenza. Eppure la protagonista di «Verso di me», il romanzo di Luca Verducci, pare predestinata a una vita felice. In una terra difficile, anche se ancora lontana dalla future devastazioni, è la primogenita della famiglia Limoni. Il nonno, emigrato negli Stati Uniti, si favoleggia in paese fosse il padre naturale di Jack Lemmon, quello s'era travestito da donna in un film con marilimorrò. E la facile traduzione del cognome nient'altro è che la prova provata.

Più prosaicamente, il padre Natale fa il ferroviere, su e giù per l'Italia; la madre, Giusta, gestisce con piglio da donna d'affari, la tabaccheria del Paese. Nessuna ricchezza, ma una vita dignitosa e soprattutto per Albertina la possibilità di studiare. E lei s'è presa due lauree per quel posto d'insegnante che verrà.

Donna decisa, determinata, bella in modo straordinario, "una bellezza estranea talmente era sorprendente" è convinta che il destino uno se lo possa costruire. Lo dice al fratello Nunzio che corre appresso a ogni gonna per lasciarla incinta e si cerca guai. Un'ansia che si rivela nella perpetua attesa del padre, che vive da tempo quale separato in casa, di ritorno dalle sue lunghe trasferte alla guida di convogli.

Albertina sa che non si può fare finta di niente, che la vita si deve affrontare. Così pensa quando accetta la corte di Fortunato, un ragazzo di Nocera Inferiore. Perché allora cede a quel corteggiamento, senza chiedersi la ragione e senza riuscire a trovarla nemmeno, da moglie delusa e tradita, vent'anni dopo? Perché per diciotto anni finge di non sapere, non vedere nulla, e "nasconde quel lerciume" sotto il tappeto?

Domande che restano senza risposta come l'enigma che pronuncia a voce alta nell'oscurità della notte quando si domanda come si faccia a vivere in mezzo a tante bellezze naturali ed essere così infelici. Finché trova il coraggio di cacciare il marito e "di aprire la finestra della cucina in una notte d'inverno". Tocca allora al destino compiere quelle scelte che Albertina non ha saputo fare in gioventù, regalandole per qualche istante e nella piena maturità la gioia negata per tanti anni.

Verso di me è un bel romanzo del Sud e non v'è dubbio che il linguaggio, gli atteggiamenti e taluni comportamenti dei personaggi siano fortemente localizzati. Eppure il pregio maggiore sta nella straordinaria normalità italiana di queste figure che potrebbero vivere qui come altrove. Non sono sopraffatte dai mali endemici, non é l'ambiente a travolgerle né a condizionarle, nonostante si parli di luoghi precisi e di un periodo che va dall'estate del 1963 al '97.

Il motivo conduttore
Il motivo conduttore è e resta una straordinaria figura di donna che attraversa la propria esistenza tra mille errori, ma pagando sempre in proprio, anche per le scelleratezze altrui, del marito come del fratello Nunzio, materializzazione di una colpa che prima o poi andava espiata. Non a caso il rapporto meno intenso é con la madre Giusta che sogna per lei un grande avvenire e disprezza più d'ogni altro il genero, scadendo con rabbia "Chillo nunn-è-paro-soja!", ma non sa nascondere il rancore per le possibilità concesse alla figlia e a lei negate.

Gli uomini, meglio sarebbe dire i maschi, per debolezza, superficialità, fragilità sono insieme i carnefici e le vittime del racconto. Perciò vale la pena riportare la citazione d'inizio libro di Marguerite Yourcenar: «La vita delle donne é troppo limitata o troppo segreta: se una donna parla di sé, il primo rimprovero che le si farà é di non essere più una donna». Anche Albertina, al pari di una delle tante figure femminili degli scritti della signora di Crayencour, vaga nel labirinto del mondo e del tempo alla ricerca, vana, della felicità.

Luca Verducci
Verso di me
214 pagine, 12 euro
Capponi editore

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