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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2011 alle ore 14:24.

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Emanuel Gat, "Brilliant Corners"Emanuel Gat, "Brilliant Corners"

Ha creato, nel silenzio assoluto, una composizione musicale attraverso il puro movimento. Ha danzato in ritmo salsa il rito pagano del "Sacre du printemps" di Stravinskij con soli cinque interpreti. Ha trasformato in passi da disco il "Requiem" di Mozart. E, su tre dei ventiquattro "Lieder" di Schubert, ha creato un passo a due maschile con movimenti ipnotici e a specchio. Il suo è un eclettismo raffinato di musiche che abbraccia diverse epoche.

È la musica a muovere la creatività di Emanuel Gat . E non poteva non essere così per uno con studi musicali alle spalle e destinato ad una carriera di direttore d'orchestra, trasmigrato invece nel mondo della danza da autodidatta e diventato in breve tempo personalità di culto nello scenario internazionale. Ad influenzare "Brilliant corners", l'ultimo lavoro del coreografo israeliano, trasferitosi in Francia dove dal 2004 ha fondato una compagnia che porta il suo nome, è stato il grande pianista Thelonious Monk. Gat chiama in causa il jazzista americano perché è al suo processo compositivo che si è ispirato riprendendo nel titolo l'omonimo album del '57, anche se nello spettacolo non vi è traccia delle sue musiche. "Il jazz è la mia avventura – scriveva Monk -.

Cerco sempre nuovi accordi, nuovi modi di sincopare, nuove figure, nuovi percorsi. Come usare diversamente le note". Così Gat. Crea un dialogo fra la danza e la musica, concepite come entità autonome, campo infinitamente vasto aperto alla ricerca. Gat non inventa nulla di nuovo, ma cerca, piuttosto, nuovi modi per capire le cose attraverso regole e meccanismi sempre più complessi che esaltino la danza pura. Da un'elaborazione contrapposta di silenzio e sonorità, passa ad una struttura coreografica all'insegna di stasi e movimento.

Dentro un quadrato di luce, ring o piazza, dieci danzatori in vestiti casual entrano ed escono dalla penombra circostante come note viventi di un pentagramma che va componendosi sulla pagina bianca della scena. È un processo di scoperta del gesto che sembra avvenire sul momento, lì davanti ai nostri occhi. La struttura coreografica prende forma nello spazio attraverso le dinamiche dei danzatori che agiscono sulle note dissonanti della partitura musicale (dello stesso Gat, che firma anche le luci).

Si muovono sempre a gruppo da un angolo all'altro del rettangolo, in dinamiche circolari o in linee orizzontali, isolando improvvisi duetti e terzetti al centro scaturiti da input gestuali e dal continuo guardarsi. Come se l'atto dello sguardo generasse da solo la forza del movimento, il proliferare di idee e impulsi in perenne mutamento. La scrittura coreografica, fatta di elaborati contrappunti su strati ritmici e melodici, prende vita in ciascuno dei corpi in tensione statica ed esplode simultaneamente in più punti dello spazio in maniera apparentemente disarmonica, pronta però a ricompattarsi sempre in continue e moltiplicate armonie che si aprono a nuove traiettorie e fughe.

Movimenti brucianti e fluidi di busti e braccia, di gambe piegate a terra, di scivolamenti sulle ginocchia, di saltelli in verticale e cadute sulla stessa posizione. In un'atmosfera sospesa, che blocca le sequenze e arriva al silenzio assoluto, Gat scrive segni di pura danza, che non ci vuole raccontare nulla altro che il colore di un'emozione, di un segnale interiore. Eppure, senza imbrigliare tematiche, cattura qualcosa dell'esistenza umana. Una ricerca di relazione, di contatto umano, di riferimento. Quasi sempre senza toccarsi i danzatori si sfiorano soltanto, e, solo nei ripetuti raggruppamenti, che si sdoppiano per dei lievi spostamenti di uno o più danzatori all'interno, intrecciano una rete di mani e di braccia in intime ebbrezze. La pur elaborata sintassi coreografica, però, alla lunga ci sembra non evolva più di tanto, e si fermi nella ripetizione di uno schema che non va oltre se stesso. Il processo coreografico setacciato da Gat segna un'altra affascinante tappa di quella energia del corpo carico di potenzialità da esplorare ancora.


Brilliant corners, coreografia, luci e colonna sonora di Emanuel Gat, Emanuel Gat Dance. Una commissione La Biennale di venezia, Dance Umbrella (Londra) e Dansens Hus (Stoccolma). Alla Biennale Danza di Venezia. Quindi in tournèe al Festival MontepellierDanse il 2 e 3 luglio; all'american Dance Festival, Durham, Usa, dal 7 al 9; a Paris Quartier d'Eté dal 3 al 6 agosto.
www.labiennale.org

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