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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2011 alle ore 19:32.
Si mostra al pubblico in tutta la sua monumentalità: una statua alta 2,5 metri , la prima ritrovata dell'imperatore Caligola in trono. Trafugata da tombaroli durante uno scavo clandestino nell'agro del comune di Nemi (RM), è stata recuperata dalla Guardia di Finanza, in località Ostia Antica, lo scorso mese di gennaio durante un controllo stradale. La scultura, in pregiatissimo marmo greco, è frammentata e stava per essere stivata in un container e portata all'estero.
Giuseppina Ghini, funzionario della soprintendenza per i Beni archeologici del Lazio, ha spiegato, nel corso della presentazione della statua alla stampa, avvenuta oggi al ministero dei Beni culturali, che «si tratta di un'opera monumentale con un particolare molto interessante: il sandalo del piede sinistro, che è una tipica "caliga". E le "calighe" erano le calzature dei ricognitori dell'esercito che l'imperatore utilizzava, tanto da valergli il soprannome con il quale è poi passato alla storia».
Ghini ha quindi aggiunto che il recupero della statua è stato molto importante anche perché ha consentito alla Guardia di Finanza di individuare il luogo del trafugamento, dove è stato avviato, nel mese di aprile, uno scavo scientifico d'urgenza. Operazione che ha portato alla scoperta di una vera e propria struttura, risalente al I secolo d.C., che si trova sul lago di Nemi, precisamente sul lato opposto a quello della Villa di Caligola.
«All'inizio pensavamo che si trattasse di un mausoleo», ha rivelato la soprintendente Marina Sapelli Ragni, «poi, però, la presenza di vasche e altre strutture ci ha indotti a ipotizzare che fosse un ninfeo facente parte della residenza dell'imperatore». Sapelli Ragni ha anche sottolineato che la testa della statua è stata ritrovata nel corso dello scavo. In merito al «contesto archeologico» in cui si trovava la scultura, Sapelli Ragni ha aggiunto: «stiamo capendo molte cose grazie allo scavo, finora finanziato da privati. Speriamo di poter continuare e per questo chiederemo 200mila euro al ministero».
Il restauro della statua è già iniziato con una prima ripulitura e quando sarà finito l'opera verrà inviata al Museo della Navi Romane di Nemi, dove il pubblico potrà ammirarla. Massimo Rossi, comandante del gruppo Tutela Patrimonio Archeologico delle Fiamme Gialle, ha spiegato che i due responsabili dello scavo clandestino sono stati deferiti all'autorità giudiziaria per violazione degli articoli 175 (violazione in materia di ricerche archeologiche) e 176 (impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato) del cosiddetto Codice Urbani. (S. Bio.)
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