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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2011 alle ore 08:14.

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Sarebbe finalmente ora che i lettori italiani decretassero per Lorenzo Silva un successo almeno paragonabile a quello di cui questo scrittore versatile e prolifico gode nella sua Spagna. Ancora giovane, ma già autore di libri di viaggio, saggi, racconti, opere teatrali, poesie, sceneggiature cinematografiche e di una quindicina di romanzi, Silva è noto soprattutto per la serie poliziesca che ha per protagonista la coppia di Guardie civili Rubén Bevilacqua e Virginia Chamorro: personaggi tanto interessanti che strappano spesso il proscenio del romanzo alla semplice liturgia del delitto e dell'investigazione. Quelli di Silva, infatti, sono gialli classici solo in apparenza: da L'alchimista impaziente a La regina senza specchio, Bevilacqua e Chamorro, mentre diventano sempre più complessi e sfaccettati, non si limitano a raccogliere indizi, a interrogare testimoni e a risolvere casi difficili, ma scavano in ambienti diversissimi, offrendoci davvero uno spaccato sociale che è più illuminante di qualunque trattato.
Nell'ultimo romanzo della serie, La strategia dell'acqua, appena pubblicato da Guanda, si parte da una delusione: quella dell'ormai maturo brigadiere Bevilacqua nei confronti del sistema giudiziario che ha messo in libertà un assassino da lui inseguito per anni. È con riluttanza, con disincanto, dunque, che "Vila" accetta il nuovo caso, quello di un uomo qualunque di una quarantina d'anni, Óscar Santacruz, trovato morto nell'ascensore di casa sua, inspiegabilmente freddato da un sicario, da un professionista. In una Madrid già sferzata dalla crisi economica, in un'atmosfera soffusamente malinconica ravvivata da dialoghi scoppiettanti, il romanzo scorre via pieno di tensione grazie all'abilità di Silva nel raccontare un'indagine vera e a catturare l'interesse del lettore, puntando il dito, in modo politicamente non corretto (viva!), sugli abusi che, in nome della difesa delle donne maltrattate e al riparo della legge sulla violenza di genere, si commettono a volte nei confronti dei padri durante i processi di separazione e divorzio, soprattutto rispetto alla tutela dei figli.
Altro grande scrittore che meriterebbe più attenzione da parte del pubblico italiano è Ricardo Piglia, figura di spicco della letteratura argentina che, tredici anni dopo Soldi bruciati, torna al romanzo con questo Bersaglio notturno, osannato dalla critica spagnola e latinoamericana. Il libro inizia con Tony Durán, un mulatto newyorchese nato a Porto Rico, che, nel 1972, arriva in uno sperduto paese della pampa umida argentina al seguito di due sorelle, Sofia e Ada, conosciute negli Stati Uniti. Tre mesi dopo, Durán è morto, assassinato nel suo albergo. Entrano in scena, allora, il commissario Croce, che agisce fidandosi più della sua straordinaria intuizione che del metodo poliziesco, ed Emilio Renzi, personaggio già apparso in molti libri di Piglia, inviato da un giornale della capitale per scrivere del caso. Le indagini sveleranno una storia di fabbriche costrette a chiudere e di sordidi interessi immobiliari, e tuttavia, come nei romanzi di Chandler, l'importante in questo libro non è tanto la soluzione dell'enigma poliziesco, quanto lo svelamento della corruzione e del degrado di un ambiente apparentemente tranquillo e quasi paralizzato, il tempo senza tempo che batte svogliatamente sulla infinita orizzontalità della pampa, i personaggi complessi e i paesaggi impassibili e possenti che Piglia descrive con linguaggio secco e preciso, la verità che sfugge e si trasforma sotto gli occhi dei protagonisti, imprendibile come la lepre che, anche sulla copertina del libro, appare e scompare nella notte davanti ai fari della nostra macchina.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lorenzo Silva
La strategia dell'acqua
traduzione di Silvia Sichel
Guanda, Milano-Parma
pagg. 346 | € 18,00
Ricardo Piglia
Bersaglio notturno
traduzione di Pino Cacucci
Feltrinelli, Milano
pagg. 252 | € 16,00

«Per nostra sfortuna credo che continuiamo a essere latinoamericani. È probabile, e questo lo dico con tristezza, che riconoscersi come latinoamericani obbedisca alle stesse logiche fin dall'epoca delle guerre d'indipendenza. Da una parte è una scelta chiaramente politica, dall'altra chiaramente economica» Roberto Bolaño (tratto da una conversazione del 2001 con Ricardo Piglia pubblicata su Babelia supplemento culturale del País)

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