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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2011 alle ore 12:48.

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L'invisibile "Castello" di Kafka, nel labirinto di cartoni di BarberioCorsettiL'invisibile "Castello" di Kafka, nel labirinto di cartoni di BarberioCorsetti

Cultore insistente e determinato di Kafka, Giorgio Barberio Corsetti ha più volte messo in scena testi del praghese. Alcuni ripresi e rielaborati. Ritorna ora, a distanza di quindici anni da un allestimento a Rennes e mai visto in Italia, con un altro "Castello", dove ritroviamo la dimensione itinerante, una delle cifre drammaturgiche del regista.

La nuova versione ha avuto la complicità della suggestiva chiesa di San Simone a Spoleto. Un luogo semidiroccato che si prestava alle rocambolesche avventure del protagonista, quell'agrimensore di nome K, (ennesimo autoritratto dello stesso Kafka) che, convocato a offrire la sua opera dal Conte di un incombente castello, non riesce a raggiungerlo per delle insormontabili difficoltà di carattere burocratico che incontra.

Accompagnato da due bislacchi e ambigui emissari, ostacolo per quel rapporto con l'invisibile autorità, ogni tentativo di dare un senso alla sua chiamata si frammenta in un dedalo di domande senza risposta e vani sforzi. Si perde in meschine avventure e in una snervante attesa in mezzo alla comunità di uomini bugiardi e di donne possessive che vive là intorno, senza mai riuscire ad entrare nel metafisico fortilizio, simbolo di ogni irraggiungibile traguardo.

Questo senso di erranza, di spaesamento, di fatica per il raggiungimento di una meta ambita, ci è dato dall'ambientazione a stazioni della scena di cartoni modulabili, piazzati, scomposti, distrutti, e di assi di legno sbilenchi, che ricreano stanze, letti e passaggi, distribuiti in più angoli dello spazio dentro il quale gli spettatori sono invitati a sostare e a proseguire seguendo i personaggi.

Alla dimensione circense affidata al messaggero che scivola in equilibrio su un filo sospeso e salta su un'enorme missiva arrotolata, si aggiungono immagini video proiettate sulla volta delle colonne o sulle pareti di carta. Ma sono solo brevissimi inserti che invece avrebbero potuto costituire, data l'estrema dimestichezza di Corsetti col mezzo tecnologico, un più incisivo linguaggio espressivo del racconto, che potrebbe sfoltirsi anche nel testo.

Subentra, nell'insieme, un senso di sfilacciamento che crea un calo di tensione narrativa man mano ci si addentra nel labirinto. Col risultato di far dissolvere quello che, in ultima analisi, è la sostanza del pensiero kafkiano, ovvero la soggezione che l'individuo prova davanti all'autorità e quella solitudine atroce dell'uomo contemporaneo. Attori bravi nello scambio dei ruoli - da segnalare Fabrizio Lombardo, Fortunato Leccese, Patrizia Romeo, Julien Lambert - che fronteggiano Ivan Franek, protagonista volutamente straniero ma da irrobustire nelle successive tappe previste che aggiungeranno ulteriore materia alla storia incompiuta dello scrittore.

"Il castello – Primo frammento: Frida", Fattore K., regia di Giorgio Barberio Corsetti, con Ivan Franek, Mary Di Tommaso, Fabrizio Lombardo, Alessandro Riceci, Patrizia Romeo, Julien Lambert. Scenografie G.B. Corsetti e Massimo Troncanetti, disegno luci Massimo Troncanetti, video e fonica Igor Renzetti, costumi Francesco Esposito, musiche Alessandro Meozzi. Al Festival di Spoleto. A Operaestate Festival di Bassano del Grappa, il 27 e 28 luglio. Quindi al teatro India di Roma, a settembre.

www.festivaldispoleto.com

www.operaestate.it

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