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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2011 alle ore 17:52.

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L'inizio è mesto. Non si direbbe proprio che si stia partendo per un viaggio unico, uno dei più spettacolari che si possono fare non solo in Europa, ma sull'intero pianeta.
Per questa avventura fuori dal normale, la partenza è la meno "glamour" che ci si possa aspettare. Un povero treno italiano per pendolari, sedili non proprio puliti, aria condizionata a sprazzi, paesaggio da (abbastanza squallida) periferia urbana.

È il Milano-Tirano, croce quotidiana per migliaia di pendolari che ogni giorno scendono da Valtellina e ramo lecchese del Lago di Como per guadagnarsi "el pàn a Milàn". Non me ne vogliano, ma in questa storia c'entrano solo come "prefazione": avant'e indré, tüt i dé, fermandosi proprio sulla soglia del regno proibito, del magico plastico percorso da lindi trenini rossi che si chiama Svizzera.

Una Svizzera che comincia in Italia. Appena arrivati a Tirano, basta attraversare il piccolo piazzale per passare dalla stazione italiana a quella gestita dalle Ferrovie Retiche. Binari a scartamento ridotto (per gli inesperti: significa che sono più stretti del normale, quindi il treno è più "giocattolo") e subito un'altra musica. Ancora Italia, ma pulizia d'oltrefrontiera. I rossi vagoni sono così lucidi da potercisi specchiare, i vetri sembrano non esistere tanto sono stati tirati a nuovo con il Vetril, i sedili, sia di prima che di seconda, non hanno niente da invidiare alle poltrone di casa.

E inizia l'avventura. Se c'è bel tempo (ci deve essere bel tempo!) si può prendere posto in vagoncini scoperti, tipo Far West. Si sale, si sale, si sale. Prima seguendo e attraversando la strada, poi, poco dopo avere attraversato la frontiera, tra boschi e pascoli e fiumi. Prima meraviglia: il viadotto "a elica" di Brusio, in poche decine di metri si passa sotto e sopra lo stesso ponte. Provare per credere, garantiti gli "ohhh" di meraviglia.
Sempre più su. Curve e controcurve, gallerie e ponti, miracoli d'ingegneria di oltre un secolo fa. Siamo partiti dal fondovalle, ed eccoci nel bel mezzo del ghiacciaio del Bernina, a oltre 2.000 metri di quota. L'emozione di superare (in treno) il Passo: di qua l'acqua scende verso la Pianura Padana, di là prende la via del Nord Europa. Davvero uno spartiacque, per una volta fuor di metafora...

Ovviamente non è obbligatorio fare il viaggio tutto di fila. I treni sono molto frequenti, ci si può fermare in diverse località, compreso lo stesso Passo, rifocillarsi, sgranchirsi le gambe, e poi ripartire qualche ora dopo. A sera un hotel a St. Moritz o dintorni, giusto una notte di sosta prima di affrontare l'altro piatto forte del viaggio.

Basta attendere il mattino, scendere alla stazione della capitale dell'Engadina (una trafficata stazione a 1.800 metri di quota, mica male!) pronti per imbarcarsi sul "più lento dei treni rapidi", il mitico Glacier Express. La cavalcata che vi attende è di quelle che, una volta compiuta, lascia un solo desiderio: rifarla il più presto possibile, casomai in un'altra stagione.

Sono oltre sette ore di viaggio, ma non spaventatevi. Per le carrozze vale quanto detto per quelle del Bernina, anzi ancora di più: i vagoni panoramici offrono vedute in "cinerama", monti e boschi e laghi e pascoli e chalet e Heidi-villaggi in continua successione, a destra e a sinistra. E un vagone ristorante stile inizio 900, per una sosta gastronomica (niente male, la cucina, a dispetto della cattiva fama, dura a morire ma sempre più falsa, dei fornelli elvetici).

Dal bacino del Reno a quello del Rodano, su e giù per le montagne. Alcuni viadotti (come l'Albula) sono stati talmente riprodotti da essere diventati patrimonio comune: ma un conto è vederli in fotografia, un altro è passarci sopra. La meta del viaggio è Zermatt, proprio sotto il Cervino. Prima di arrivarci si attraversa praticamente tutta la Svizzera da Est a Ovest, con alcune salite talmente ripide da richiedere la cremagliera per essere portate a termine.

A sera, Zermatt e la sua montagna sono un premio. Anzi, una promessa, perché il mattino dopo è pronto un altro "giocattolo", un'altra meraviglia elettrica che pianin pianino, guardata a vista dalle marmotte che escono dalle loro tane quasi per salutare quel mostricciattolo rosso che s'inerpica verso il cielo, sale oltre i 3.000 metri, proprio davanti alla grande, spettacolare montagna.

La fine è nota. Mestamente, dopo essere scesi a Briga, un altro treno ci porta verso Domodossola attraverso il Sempione. Ancora il tempo di assaporare una meraviglia italiana (l'arrivo sulle sponde del Lago Maggiore, con le Isole Borromee sospese sull'acqua), e poi il ritorno verso el nost Milàn.

Ma niente paura, è stato solo un assaggio: andate sul sito ufficiale di Svizzera Turismo (www.myswitzerland.com), dove troverete decine di altri percorsi e di altri treni sbalorditivi. Con un consiglio: attenti al fai-da-te. I prezzi, se non si conoscono le combinazioni giuste, possono essere assai salati. Meglio, molto meglio rivolgersi alle agenzie specializzate, consigliate dalle stesse Ferrovie svizzere: prezzi giusti, divertimento assicurato!

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