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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2011 alle ore 14:40.

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Lady GagaLady Gaga

Madonna in versione bondage, viso coperto da una mascherina, dito medio in bocca, mano sul sesso e reggiseno traforato con le borchie, a lasciar vedere il capezzolo. Nina Simone senza veli, statuaria e fiera come un idolo africano, che declama: «Voglio un po’ di zucchero nella mia scodella, un poco di dolcezza in fondo all’anima». Jane Birkin ventenne, mano nella mano di Serge Gainsbourg, addosso un abitino inguinale che lascia ben poco spazio alla fantasia. Katy Perry ammiccante, sdraiata nuda su una nuvola rosa, e Lady Gaga stile cyborg, il corpo fasciato da un’armatura dorata… Sono solo alcune delle conturbanti immagini che fanno da corredo a Sex Machine (Auditorium, 19,90 euro), curioso libro di vari autori dedicato all’immaginario erotico nella musica del nostro tempo, e nel pop in particolare.  

Tra mito e martirio: le donne del rock
«Tutto ruota intorno al sesso», fa osservare in uno dei contributi al volume la giornalista Barbara Tomasino; «è la pulsione primaria e un fine necessario quando ci si accosta allo sfrenato mondo della musica per teenager». Anche in questo ambito, però, le leggi non sono uguali per uomini e donne. Lo dimostra l’oscillazione tra mito e martirio che ha segnato la parabola di molte signore del rock. A cominciare da Janis Joplin e Marianne Faithfull alias Sister Morphine, aristocratica nonché discendente dello scrittore Leopold von Sacher-Masoch. Prima groupie, musa dei Rolling Stones e amante di Mick Jagger. Poi, dopo l’abisso della separazione dal cantante e l’inferno dell’eroina, rinata dalle proprie ceneri grazie a Broken English, un disco che le conferisce lo status di dark lady e di leggenda della popular music colta.

Da Elvis a Prince, il corpo maschile liberato
E i maschi? In principio c’era Elvis “the Pelvis” Presley, l’uomo che liberò il bacino facendo delirare milioni di ragazze, sensi, sesso e sudore in una miscela esplosiva. Quindi sono arrivati lo sfrontato Jagger e l’eversivo Jim Morrison, l’androgino Bowie e l’icona gay Freddie Mercury, e così via fino al nero per caso Michael Jackson e Prince, figlio legittimo di James Brown, il padrino del soul. Quello che nell’hit Sex Machine cantava: «Ragazzi sono pronto per salire e fare la mia cosa / Voglio proprio entrarci dentro, amico, capisci? / Proprio come una macchina del sesso, amico / Muovendomi e facendolo, capisci?». Più che un doppio senso, un senso unico…

 

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