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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2011 alle ore 16:19.

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In tv ci fanno compagnia due tipi di retorica. Il primo genere è narrativo e a decollo quasi verticale: ha la struttura del "c'era una volta…" e culmina spesso con il lieto fine. Il secondo procede per tesi e antitesi, botta e risposta: assomiglia a un'arena, con amici e nemici, vincitori e vinti. Due esempi estivi nell'ultima settimana.

Il primo. Perché passano gli anni e Sfide, programma di Simona Ercolani, resta una gran bella trasmissione e continua a piacere? Perché il lunedì alle 23 e 10 su Rai 3 non si vergogna di ostentare il segreto del suo successo: proprio la retorica. Che di per sé, peraltro, non è una brutta cosa: è il modo più letterario e scientifico per convincere, smuovere emozioni, far accadere dei fatti grazie a delle parole. E' per questo motivo che la voce narrante e femminile di Sfide è volutamente enfatica. I personaggi raccontati non sono nemmeno dei vincenti assoluti, come l'Emiliano Mondonico sconfitto con il suo Toro, per colpa di due pareggi in finale Uefa, e combattivo con classe contro il cancro. Le parole sono impreziosite da un gesto che diventa un'immagine simbolo: "Mondo" tiene la sedia in alto sopra la testa, a bordo campo.

Il secondo esempio di retorica è quello più diffuso, è quello che anima i talk show, ma anche Un giorno in pretura. Perché se da tempo il talk show soffre di una sindrome da stanchezza creativa e grosse novità non se ne vedono, se non nella doppia conduzione e nei servizi sbarazzini e scapigliati di In Onda su La7, con Luisella Costamagna e Luca Telese, la realtà, invece, è sempre capace di superare la regia di un dibattito. L'ultimo caso emblematico è la versione globale e non processuale di Un giorno in pretura, ovvero l'evento televisivo del mese: i Murdoch in Parlamento e in mondovisione con attori non protagonisti addirittura il premier David Cameron e Rebekah Brooks. Martedì e mercoledì alla Camera dei comuni e via satellite sono stati messi in scena nell'ordine: un tycoon, un po' Michael Douglas in Wall Street e un po' Walter Matthau ne La strana coppia 2, sotto processo e sotto i riflettori (anche delle sue tv); la storia di un padre e di un figlio spalla a spalla; una giovane moglie prima sullo sfondo e poi in primo piano; il cambio di generazione in una grande azienda; i conflitti ereditari sottotraccia in una complessa famiglia multistrati; il colpo di scena di un'aggressione tentata e sventata; la testa china del vincente in difficoltà; la varietà di tipi umani dei parlamentari minuziosi nell'indagare; lo scontro tra due leader di quarant'anni nella più antica aula del popolo sovrano; la solitudine e i capelli rossi di una donna potentissima fino a quindici giorni fa; una battuta geniale tra qualche "non ricordo": sono entrato dal retro per prendere un tè con il primo ministro Cameron, come avevo fatto altre con il suo collega Gordon Brown. E così c'è anche il complicato rapporto tra politica e media. Retorica per contrasto, sceneggiatura senza falle.

http://danielebellasio.blog.ilsole24ore.com/

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