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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2011 alle ore 08:14.
«L'automobile ha resuscitato lo spirito romanzesco del viaggio, ci ha restituito il gusto dell'avventura che rendeva vivo il cammino dei nostri antenati abituati a spostarsi in carrozza», scriveva nel diario Edith Wharton oltre un secolo fa mentre guidava dalla Francia verso il sud dell'Europa. Amica e confidente di Henry James, narratrice apprezzata nel l'intero mondo di lingua inglese, Wharton era una donna capace di trarre partito dall'indipendenza garantitale dalla ricchezza familiare. Usò il denaro di cui disponeva per muoversi senza sosta tra le due sponde dell'Atlantico e fissò i ricordi dei luoghi visti in eccellenti volumi in cui dà conto in dettaglio dei lunghi soggiorni nella penisola. Grazie a lei, e in particolare alle osservazioni raccolte nel 1905 in Scenari italiani, gli americani iniziarono a conoscere la realtà di una nazione finalmente liberata dagli stereotipi ottocenteschi, non più terra di "romantici briganti" ma patria di una cultura con solide radici.
Lo si evince, in particolare, dai continui richiami di Wharton alla bellezza del paesaggio e all'influenza esercitata a partire dal Quattrocento sulle opere di pittori ben noti anche al pubblico meno esperto. Vicino al lago di Como, ad esempio, afferma che soltanto chi ha potuto vedere «l'incantevole spettacolo di questo specchio d'acqua e delle alture che vi si riflettono in un mattino d'agosto» può comprendere l'idea della natura di Claude Lorraine o dei maestri lombardi. In seguito, spostandosi da Milano verso l'Emilia per raggiungere la Toscana, precisa di aver sperimentato «la piacevolissima impressione di trovarmi all'interno di una pinacoteca colma di capolavori».
Per comprendere il punto di vista rivoluzionario sull'Italia introdotto da Wharton a beneficio degli stranieri occorre tener conto che pochi anni prima John Ruskin definiva la penisola «un teschio di Yorick pullulante di vermi, con rovine pittoresche ma prive di valore». La scrittrice americana, al contrario, non perde occasione per tessere le lodi di quanto osserva e insistere sullo stretto legame tra lo splendore del paesaggio e le tele di artisti esposte nei musei statunitensi o del Regno Unito. Con il risultato, sottolinea Attilio Brilli in una nota introduttiva, che proprio questo volume fissa i parametri di un'originale percezione del l'Italia e della sua civiltà artistica con cui, da allora, moltissimi visitatori di lingua inglese hanno iniziato a misurarsi durante i loro viaggi.
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Edith Wharton, Scenari italiani , traduzione di Simonetta Neri, Aragno, Torino, pagg. 154, € 12,00