Fatti che ci hanno fatto

Il bel libro di Marco Mancassola, Non saremo confusi per sempre, prende spunto da alcuni fatti della cronaca italiana degli ultimi decenni, ma li trasforma attraverso la lente di uno sguardo narrativo sempre originale e a tratti visionario. Il primo racconto è incentrato sull'uccisione di un ragazzo, nel 1978, al largo dell'Isola di Cavallo, da parte di Vittorio Emanuele di Savoia. L'attenzione dello scrittore si appunta sul cinismo del principe e sul padre del ragazzo, un medico la cui psiche rimarrà irrimediabilmente turbata in seguito a quel lutto. È poi la volta della tragedia di Vermicino, 1981, con il piccolo Alfredino Rampi caduto in un pozzo artesiano. Un esasperato rito collettivo, in cui per la prima volta le telecamere seguirono in diretta quelle ore terribili, dando inizio alla stagione della "tv del dolore". C'è la storia del ragazzo giustiziato per una vendetta mafiosa e sciolto nell'acido nel 1996 da Giovanni Brusca e quella del 18enne, senza precedenti penali, arrestato e pestato a morte dalla polizia a Ferrara nel 2005. Infine la straziante vicenda di Eluana Englaro.
Mancassola parte sempre dai dati cronachistici, che espone in una prosa nitida e precisa, capace di ricordare certe pagine di Buzzati giornalista, solcate di trattenuta commozione, per poi virare verso i territori dell'immaginazione. Così la progressiva caduta nel pozzo da parte di Alfredino è resa in maniera onirica, mentre il fantasma del ragazzo ucciso dai poliziotti accompagna da vicino i personaggi sulla scena. Tutti i fatti scelti, seppure a diverso titolo, dicono qualcosa del nostro carattere nazionale: la propensione alla menzogna (anche da parte delle istituzioni), la tendenza alla spettacolarizzazione del dolore, l'esasperazione delle posizioni ideologiche. Lo specchio di un Paese nel quale spiace riconoscersi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marco Mancassola, Non saremo confusi per sempre, Einaudi, Torino, pagg. 148, € 16,00