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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2011 alle ore 13:02.

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Viaggio nell'America profonda: il nuovo album di Bill Frisell (AP Photo)Viaggio nell'America profonda: il nuovo album di Bill Frisell (AP Photo)

Non è mediatico comePat Metheny. E non è estroverso come John Scofield, che fu compagno di strada di Miles Davis. Eppure William Richard Frisell, detto Bill, è oggi il più creativo eroe della sei corde tra jazz e dintorni. Una trentina di album alle spalle come leader, il musicista torna in prima linea con un nuovo lavoro. Pubblicato a fine aprile sul mercato Usa per l’etichetta Savoy, «Sign of Life» uscirà in Italia il 6 settembre. Noi lo abbiamo ascoltato in anteprima.

Ritratto dell’artista da giovane
Nonostante sia in pista da quasi tre decenni («On Line», il suo esordio per l’Ecm, risale al 1982) e abbia all’attivo una quantità impressionante di collaborazioni (Paul Motian, Jan Garbarek, John Zorn, Elvis Costello, Paul Simon, Marianne Faithfull, Madeleine Peyroux), Frisell non ha perduto l’entusiasmo giovanile: «La musica è il luogo in cui tutte le barriere stilistiche, culturali, razziali si dissolvono: quando lavoro con le mie varie band, non cerco mai di mostrare ai musicisti quello che so fare, ma continuo a imparare da loro».

Originario di Baltimora e cresciuto a Denver, figlio di un suonatore di contrabbasso e tuba, Bill ricorda il suo eclettico apprendistato: «Verso i 15-16 anni, ascoltavo surf musice rock inglese. Poi ho scoperto Wes Montgomery. In seguito sono rimasto impressionato da Jim Hall e ho preso lezioni da lui. Oggi mi sembra di suonare il genere di cose armoniche sue, però con un sound che deriva da Jimi Hendrix».

Tracce di vita verso il West
Tutto questo e altro ancora si ritrova nel suo nuovo cd. Una full immersion nelle radici Usa. Una collezione di miniature sonore, tessere di un puzzle che evoca i paesaggi sconfinati del West. Un viaggio epico tra il country (brani come «Mother Daughter») e il minimalismo, l’improvvisazione e la musica colta (Aaron Copland, cantore per eccellenza del paesaggio statunitense). Con un tema d’apertura, «It's a Long Story», che cita «People Get Ready», capolavoro del soulman Curtis Mayfield e canzone-simbolo per i neri d’America.  

Ad assecondare il chitarrista c’è l’eccellente quartetto 858: una all stars di soli archi - Jenny Scheinman al violino, Hank Roberts al violoncello ed Eyvind Kang alla viola - che conferisce alla musica un fascino insolito e misterioso.

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