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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2011 alle ore 14:27.
«This is England» è un piccolo capolavoro, uno dei pochi e degli ultimi di un cinema inglese che fatica a riemergere negli ultimi anni. Dietro Loach e pochi altri, insomma, non c'è molto. Per fortuna c'è uno come Shane Meadows, genio ribelle ed emotivo, cineasta diretto e implacabile nel raccontare il suo paese. In questo film, che vinse a Roma, riprende un pezzo della propria biografia, quella adolescenziale, violenta e rabbiosa. E il film, ennesimo corto circuito tra realtà e cinema, arriva in Italia cinque anni dopo, proprio pochi giorni dopo l'esplosione dei London Riots.
Shane, c'è molto di lei in questo film, ci racconta come e nata quest'opera?
Quando ero ragazzo divenni uno skinhead, era una cosa molto comune nei nostri block (quartieri di periferia inglesi- ndr): ognuno aveva una sua divisa, una sua musica e anche un'ideologia da seguire. Noi eravamo le teste rasate, la seconda generazione strumentalizzata dalle destre estremiste dopo che la prima aveva pescato tra disoccupati e figli di operai. Non è stato un periodo facile e io l'ho affrontato in questo contesto. Quel tipo di realtà sono indescrivibili, vanno mostrate e vissute. E' più di una gang, ha aspetti protettivi e di complicità che non ti permettono, spesso, di vederne i lati negativi. Io ci riuscii e quando nella nostra banda entrò la politica, mi tirai fuori.
Un film ambientato decenni fa, ma l'Inghilterra sembra la stessa. Lo ha notato?
Certo e, perdonami la battuta, non a caso ho chiamato il film «This is England» e non This was England. Quel tipo di disagio sociale ed economico si ripropone ciclicamente, ci sono problemi strutturali in Inghilterra che riemergono sempre. Certo l'Iraq e l'Afghanistan non sono le Falkland che racconto io, ma è inevitabile che ci siano certe similitudini. A questo va aggiunto un disagio generazionale che di politico ha poco. La tensione di un clima persistente di paura, unito a una disoccupazione crescente crea grandi difficoltà e reazioni inconsulte. Ma, nonostante il mio passato, non riesco a giustificarli. E soprattutto a giustificarne le derive più criminali, come il saccheggio.
Thomas Turgoose, Stephen Graham sono stati straordinari nel suo film. Ci racconta come l'ha trovati?
Sono stato fortunato a trovare questo cast pazzesco. Il piccolo protagonista l'ho pescato sulla strada, aveva dentro di sé molto del protagonista e di me, tanto che non è stato neanche facilissimo rapportarmi a lui. Aveva la mia stessa indolenza di allora, quando ha capito quanto sarebbe stato faticoso e difficile fare un film, ha cercato di scappare. A questo poi si è aggiunta la tragedia della perdita della madre Sharon per cancro, a cui abbiamo dedicato il film. Io ho pensato che alla sua età avrei voluto che qualcuno mi indicasse dove sbagliavo e le occasioni che stavo perdendo: così ho fatto con lui. Straordinario è stato anche Graham nella parte di Combo, un personaggio complesso e cruciale, che lui ha interpretato in maniera fantastica.
Il tassello che rende il puzzle unico è la colonna sonora. L'ha tirata fuori dalla cantina?
E' molto mia, ho tirato fuori le vecchie audiocassette, il walkman, i vinili. Non c'era mica l'ipod allora, volevo riprendere quell'atmosfera, non solo musicale. E ho visto che la risposta del pubblico è stata positiva anche in questo senso: ho visto molta immedesimazione, molta identificazione con questa storia. E sono curioso di come andrà da voi in Italia, sono felice che ora esca perché dopo la vittoria a Roma non avrei mai pensato di aspettare tanto perché approdasse nelle vostre sale.
Lo sa che ha aperto una moda? A San Sebastian 2010 ha vinto un film di Peter Mullan simile al suo…
E anche Neds non è arrivato da voi! Io non l'ho visto ma mi hanno detto che è molto bello. Se è così credo che il merito sia anche di «This is England», che in qualche modo ha aperto una porta: senza il film e le serie televisive successive (ben tre, in Inghilterra, per ripercorrere dalla strada la propria storia recente- ndr), non si sarebbe creata un certo tipo di sensibilità. Ora, però, farò un film sui delitti dello squartatore dello Yorkshire, ambientato negli anni. Ho voglia di tornare al cinema.
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