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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2011 alle ore 20:33.

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Mick Jagger lancia i Super HeavyMick Jagger lancia i Super Heavy

Cosa fanno le superstar del rock and roll quando decidono di starsene per un po' di tempo lontane da ribalte e sale d'incisione delle loro principali attività? Qualcuno fa beneficienza, i più furbi diversificano il business attraverso spregiudicate operazioni finanziarie, chi ne ha da raccontare scrive un libro di memorie, qualche altro ancora si dedica a… progetti musicali paralleli.

E allora ecco a voi le care vecchie inossidabili superband, veri e propri dream team dell'establishment canoro internazionale, divertentissimi club del dopolavoro rockettaro che intrecciano carriere prestigiose, mettono a confronto nuove leve e dinosauri del palco, sperimentano tutto lo sperimentabile e, qualche volta, tirano pure fuori prodotti musicali tutt'altro che trascurabili.

Stones alla giamaicana
L'ultimo episodio del genere in ordine di tempo si chiama Super Heavy, combo dal marchio leonino che riunisce sua altezza sculettante Mick Jagger, in vacanza per chissà quanto tempo dai Rolling Stones, l'ex Eurythmics Dave Stewart alla chitarra, la sensuale soul singer Joss Stone (in passato spesso ospite dei live act degli Stones), Damian Marley, figlio piccolo dell'eterno Bob e, direttamente dall'India, A. R. Rahman, compositore premio Oscar per «The Millionaire».

Tutti e cinque riuniti insieme riescono a pompare vibrazioni reggae con grande disinvoltura, strizzando un occhio alla world music. «Miracle Worker», primo singolo uscito fuori dal loro cilindro con tanto di video ambientato a Kingston (dove si segnala la performance della Stone nei panni di fioraia canterina), sembra promettere bene. Per cercare conferme tocca aspettare almeno fino al 19 settembre, data per la quale è prevista l'uscita del loro album. Se non altro i ragazzi si divertono, come dimostrano i video delle session in studio che da qualche settimana girano su You Tube.

«Avvoltoi» tra Zeppelin e Nirvana. Potrà apparire curioso ma, nell'era del libero download, le superband si moltiplicano: ogni anno ne debuttano quattro o cinque, con risultati non sempre esaltanti. In territorio hip hop, per esempio, si segnala la costituzione del progetto The Throne con i rapper Kayne West e Jay Z. Gli amanti dell'alternative metal possono contare sulle distorsioni chitarristiche degli Adrenaline Mob, da poco sorti attorno all'ex batterista dei Dream Theater Mike Portnoy. Quest'ultimo mica poteva restarsene a guardare mentre il vecchio sodale Derek Sherinian si univa all'ex bassista dei Deep Purple Glenn Hughes nei Black Country Communion? Buona annata per le superband il 2009: vi si sono costituiti gli Atoms for Peace, condominio del leader dei Radiohead Thom Yorke e del bassista dei Red Hot Chili Peppers Flea, e soprattutto i Them Crooked Vultures, trio dalle sonorità rapaci che riunisce John Paul Jones, già bassista dei Led Zeppelin, e Dave Grohl di Nirvana e Foo Fighters. Gli appassionati del cosiddetto folk revival possono poi contare sui Monsters of Folk, la creme di questo particolarissimo movimento che punta dritto alle radici del sound a stelle e strisce.

Il «peso» della tradizione. Che gli piaccia o no, chiunque costituisca una superband si inserisce in una tradizione che ha direttamente a che fare con l'aristocrazia del rock. Con Eric Clapton, per esempio, che del filone fu pioniere militando nei Cream, nei Blind Faith, nei Dirty Mac di John Lennon e fondando i Derek and the Dominos con la buonanima di Duane Allman. Con Bob Dylan e George Harrison che insieme se la spassarono nei panni dei Traveling Wilburys. O con l'ex Byrd David Crosby, l'ex Hollie Graham Nash e gli ex Buffalo Springfield Stephen Stills e Neil Young: nessuno di loro era leader nella band di provenienza, insieme daranno vita al più grande supergruppo di tutti i tempi. Perché l'unione fa la forza. Nei gloriosi Sixties come nell'epoca della grande crisi (discografica).

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