Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2011 alle ore 20:16.

My24
4:44 Lasta day on earth di Abel Ferrara (Ansa)4:44 Lasta day on earth di Abel Ferrara (Ansa)

Come ci si immagina e ci si commuove pensando ai discorsi degli amici il giorno della nostra dipartita, così chiunque ha pensato almeno una volta alle ultime ore prima della fine del mondo. Abel Ferrara le ha fissate alle 4:44 di notte in un giorno imprecisato. Il titolo del suo film, questa sera in concorso alla 68esima edizione della Mostra del cinema di Venezia, è proprio questo orario fatidico, in cui una luce verde irradia la città, fa esplodere gli elettrodomestici e sparire l'elettricità.

Ma non è questo momento che interessa al regista americano. Come già Lars von Triar con il suo Melancholia, Ferrara nel suo «4:44 Last day on earth» mette alla prova la fibra umana nelle ore dell'attesa. Cisco (Willem Dafoe), e Skye (Shanyn Leigh) si aggrappano l'uno all'altra nel grande open space newyorkese in cui vivono: si accarezzano, si abbandonano, si amano come due animali in cattività.

Bellissime le riprese sui corpi di lei, tonda e quasi infantile, e di lui, scavato e nervoso. Mentre nel grande schermo anche gli anchorman si accomiatano dai telespettatori e santoni americani in salsa indiana impartiscono sull'Ipad le loro lezioni di vita, Skye dipinge e Cisco cerca di contattare la figlia su skype. Tutto sembra scivolare verso una dolente, ma ordinata accettazione della fine, quando scoppia tutta l'inquietudine di Cisco. Confessa all'ex moglie di amarla più dell'attuale compagna, mentre Skye impazzisce di dolore per il tradimento.

Poi tutto si avvita come in una spirale: mentre un uomo si butta dal terrazzo come se stesse attraversando la strada (scena di rara potenza) e un altro spara in aria con un fucile dopo aver superato la tentazione di puntarlo verso di sé in uno scatto schizofrenico, Cisco va in cerca della droga, a cui non ricorreva da più di due anni. Peccato, tradimento, redenzione: i temi del regista ci sono tutti, anche se racchiusi in una stanza e meno calcati rispetto al solito. Pochi gli applausi. Forse dal maestro, attesissimo, la critica si aspettava di più, ma nessuno si è sentito di condannare (forse anche per la proiezione a notte inoltrata dovuta a un guasto tecnico) la pellicola, piena di immagini poetiche.

Per chi ha resistito alla tentazione di alzarsi dopo la prima mezz'ora di proiezione, «The exchange» dell'israeliano Eran Kolirin ha riservato delle sorprese. Un giovane dottorando israeliano alla facoltà di fisica dimentica a casa una cartellina. Ci si aspetta che trovi qualcun altro a letto con la moglie e invece vede solo la casa in maniera diversa. Così pirandellianamente comincia a riconsiderare ogni aspetto della sua vita da altre prospettive, riservando allo spettatore siparietti comici notevoli. Visto la selva di fischi non devono essere stati però sufficienti a salvare il film.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi