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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2011 alle ore 15:58.

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Nella letteratura italiana circola un'idea accademica di stile: quando si parla di stile si pensa soprattutto a Gadda o Landolfi o oggi ad Arbasino, e non per esempio a quello di due maestri assoluti di stile come Soldati e Bassani. Lo stile cioè viene confuso con una poetica, una maniera, o, peggio, dalla neoavanguardia, con una ideologia della lingua dolorosamente autoreferenziale.

Non può esistere uno scrittore vero che non abbia uno stile, perché lo stile è in primo luogo una posizione etica nei confronti dell'opera che si scrive, la consapevolezza che scrivendo un'opera ci si inoltra in un mondo di forme, e che non ci può essere un' opera senza una responsabilità formale. Inoltre: lo stile è il modo in cui uno scrittore abita lo spazio letterario, la sua prossemica nel testo, la posizione che prende verso il lettore. Il che non ha nulla a che vedere col "letterariese", procedimento molto diffuso per nobilitare una storia, che è una specie di arredamento posticcio di una stanza vuota.

Se invece ciò che conta è solo la trama, l'arguzia dell'intreccio, il glamour luccicante o sporco dei personaggi, perfino il famigerato messaggio (a me arrivano in continuazione storie con personaggi femminili che affrontano traversie di tutti tipi ma alla fine, grazie allo stereotipo edificante del coraggio delle donne, superano tutto e riacquistano fiducia nella vita) non siamo davanti a un libro ma alla rilegatura di un certo numero di pagine stampate.

In questo senso ha ragione Gabriele Pedullà. Barthes in un seminario che tenne alla fine della sua vita, dopo tanti strutturalismi, disse che amare la letteratura significa credere che i personaggi del libro che stai leggendo sono lì, vivi e parlanti vicino a te, col loro mondo e i loro problemi. A me certe volte sembra invece che i personaggi di certi libri che mi capita di leggere, spesso i più da noi acclamati, stiano invece lì, come certe maschere delle fiction televisive di serie B, a recitare le loro battute come se pensassero ad altro, al prossimo ingaggio o alla prossima raccomandazione. E questo è un problema di mancanza di stile, allo stesso modo in cui lo si dice per una persona maleducata.

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