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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2011 alle ore 16:23.

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Joey CalderazzoJoey Calderazzo

Ecco un primo gruppo di dischi di jazz (e dintorni) per l'autunno. Sono scelti fra i momenti fondamentali, o più significativi, dei migliori festival dell'estate in ordine cronologico. Cominciamo dall'Umbria Jazz 2011 e da un concerto fra i più belli e meno seguiti perché ha avuto luogo nel posto sbagliato, l'Arena Santa Giuliana di Perugia, troppo vasta per un recital cameristico.

Si tratta del duo di Branford Marsalis sax alto e sax soprano e del pianista Joey Calderazzo – sostenuti in un paio di brani da Eric Revis contrabbasso e Justin Faulkner batteria – che si sono ispirati all'eccellente cd "Songs of Mirth and Melancholy" della Marsalis Music, tutto in duo. Il disco conferma l'ottima intesa fra Marsalis e Calderazzo, il primo con un timbro capace di coniugare passato e futuro, il secondo impegnato mirabilmente nella parte centrale della tastiera come faceva l'indimenticabile Mal Waldron, pur senza copiarne lo stile. Alcuni titoli del cd (Hope, The Bard Lacrymose) sembrano testimoniare che Marsalis non abbia ancora metabolizzato del tutto, malgrado il sodalizio con Calderazzo, il suicidio del suo amato pianista Kenny Kirkland avvenuto 13 anni fa. Per fortuna, all'Umbria Jazz non è mancato un gruppo-rivelazione (e così è stato anche al festival Time in Jazz di Berchidda e a Sant'Annarresijazz, come vedremo tra poco).

Si è trattato del trio argentino Aca Seca formato da Juan Quinterno chitarra e voce principale, Mariano Cantero percussioni e voce, Andrea Beeuwsaert pianoforte e voce: a Perugia ha dovuto suonare e cantare con l'integrazione di Gabriele Mirabassi clarinetto per evitare, dato che nessuno conosceva il trio, un concerto per le poltrone vuote: invece è stato un successone fin dall'incipit con uno straordinario coro a cappella. L'unico disco del trio reperibile in Italia è "La Musica y la Calabra" realizzato da Sud Music e distribuito da Egea, ma è più che sufficiente per apprezzare la capacità del trio di mixare la cultura musicale argentina, fatta di canzone d'autore, popular music e tango, con raffinate melodie e armonizzazioni jazz, creando una musica nuova, suggestiva e originale.
Al festival sardo Time in Jazz il gruppo-rivelazione si è subito materializzato nella prima sera in forma di duo, cioè con Ballaké Sissoko kora e Vincent Segal violoncello che si sono esibiti nell'incanto della Basilica di Saccargia a Codrongianus nei pressi di Sassari. La kora di Sissoko è un'arpa africana di suono esile, a metà fra l'arpa e la chitarra dell'Europa; Segal è un violoncellista «classic and jazz». Hanno inciso insieme un solo cd che, man mano che lo si ascolta, dona emozioni sempre più profonde. Si intitola "Chamber Music" per sottolineare la mancanza di qualsiasi appartenenza a generi musicali convenzionali ed è pubblicato dalla No Format Records.

Per ora può essere reperito, grazie alle vie improbabili delle importazioni dirette, in negozi particolarmente attenti e forniti, ma vale comunque la pena di cercarlo. Al Roccella Jazz Festival, in Calabria, è avvenuto un fatto che senza esagerazione si può definire storico, come già ho notato nel mese scorso. Il sommo pianista Ahmad Jamal (81 anni: è uno dei maestri del jazz di tutti i tempi) si è presentato con i suoi abituali comprimari Jack Cammack contrabbasso, Herlin Riley batteria, Manolo Badrena percussioni e ha tenuto uno dei concerti più belli che si siano ascoltati da lui, perfino andando a ritroso di molti anni, forse per il bellissimo ambiente del Teatro al Castello e della tangibile attenzione e partecipazione del pubblico. Quale cd scegliere, a questo punto, da un maestro che vanta una discografia immensa, anche recente? Per fortuna mi soccorre un box di tre cd, lanciato da poco da Solar Records, nel quale un Jamal ventinovenne propone per la prima volta l'idea del trio jazz di pianoforte-contrabbasso-batteria, oltretutto impostandolo fin dall'inizio con la pari importanza dei tre strumenti ora generalmente adottata e chiamata interplay. E' "Ahmad Jamal Trio, The Legendary 1958" con Israel Crosby contrabbasso e Vernell Fournier batteria, più che mai in grado di stupire e di commuovere ancora oggi per la sua premonizione del futuro.

Ecco infine, last not least, il cd "L'Age d'Or" del quartetto Musica Ex Machina di Guido Coraddu pianoforte, Mauro Sanna basso elettrico, Simone Sedda batteria, Francesco Bachis tromba, che è stato profeta in patria nel festival dell'estremo sud della Sardegna, Sant'Annarresijazz; nel disco si ascoltano qua e là la voce di Kenny Brawner e il djambé, che è un tamburo africano a forma di calice azionato da Victor Y.See Yuen. Il cd come oggetto, prodotto a New York da American Dance Asylum, colpisce subito per la grafica e i disegni di copertina di Checco Frongia: una torre di babele simile a un nuraghe campeggia davanti a un'altra babele di parole che alludono all'attualità italiana. Ma prima ancora del concerto di Sant'Anna, il quartetto ha incuriosito per i nomi "colti" di sé e del cd: Musica Ex Machina è il titolo di un libro di Fried Prieberg (in Italia da Einaudi, 1963/1975) che si occupa della musica elettronica di cui non c'è traccia nel cd (e nemmeno c'è stata nel concerto stupendo ad esso ispirato); L'Age d'Or è un film di Luis Bunuel (1930) mai dimenticato da chi abbia frequentato i Circoli del Cinema. Farà molta strada, il quartetto-rivelazione di Sant'Anna per chi non lo aveva ancora sentito, e sarà un bene per il gruppo e per coloro che avranno la fortuna di ammirarlo. Sono consigliati di cominciare ascoltando il disco.

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