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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2011 alle ore 16:28.

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"L'amore segreto di Ofelia", spettacolo della compagnia Balletto Civile "L'amore segreto di Ofelia", spettacolo della compagnia Balletto Civile

Lo spettacolo della compagnia Balletto Civile, «L'amore segreto di Ofelia», potrebbe anche sottotitolarsi «Tutto quello che avreste voluto sapere sulla vera storia d'amore tra Amleto e Ofelia, e non avete mai osato chiedere». Dell'infelice coppia sappiamo solo quello che Shakespeare ha tratteggiato e fatto intuire lasciando spazio alla nostra immaginazione.

Conosciamo il dialogo tra i due in cui il principe di Danimarca le nega il suo amore consigliandole di andare in convento e il tragico epilogo della sventurata. C'è un'unica prova d'amore nella lettera a lei indirizzata e passata in mano al padre Polonio che se ne serve per dimostrare la pazzia di Amleto.

Da questo elemento avrà preso spunto Steven Berkoff per scrivere il testo in questione in cui sviluppa un'ipotesi d'intreccio amoroso, immaginando un rapporto epistolare a distanza ad alto tasso erotico. Inventa versi poetici carichi di sensualità e fremiti voluttuosi in cui, anche con ironia evocatrice, i due s'inseguono con le parole, si desiderano, si attraggono, sognano una storia diversa da quella loro assegnata dal Bardo e, finalmente, s'incontrano, si amano. I passaggi letterari dell'opera shakesperiana sono accennati e attraversati, compreso l'improvviso ribaltamento violento della pazzia del giovane che farà degenerare quella relazione clandestina - che sfuma identificandosi sull'altra celebre coppia, Romeo e Giulietta - fino all'annegamento di Ofelia.

Tutto questo è materia difficile da trattare scenicamente e restituirla senza appesantire o cadere nella facile trappola della parola seduttrice o, peggio, meccanica. Qua e là si avverte nella messinscena di Michela Lucenti e Maurizio Camilli: ma sono solo momenti, subito glissati da una drammaturgia gestuale che restituisce vigore espressivo a parole che fluttuano nell'aria, declamate a microfoni penduli disseminati nello spazio.

A rendere carnali quelle parole sono i movimenti coreografici che i due tessono sulla bella scena chiusa da una parete di stoffa tesa simile alla pelle scuoiata. Sembrerebbe un luogo barbaro dove si consuma un rito selvaggio. Così lascia presagire, anche visivamente, la scena d'apertura in cui Amleto, con grembiule di cuoio da macellaio sul petto nudo, trascina delle pedane di lamiera sbattendole ai piedi di Ofelia e circondandola per offrirle una passerella verso di lui. Un'avvicinamento sempre più stringente che, dentro tagli di luci squarcianti, muta in danza, vira in canto, si scioglie in musica.

Tra leggerezza e violenza la partitura fisica che i due "danzattori" sviluppano - ed una maggiore dinamica di danza gioverebbe al ritmo dell'allestimento, considerando l'ottima cifra performativa degli interpreti - evoca visioni, immagini, pensieri. E traduce con pochi ed efficaci elementi scenici un universo d'inconsce pulsioni, di passioni raggrumate e liberate, che si materializzano e si condensano, infine, in quel teschio tenuto in bilico sulla testa di Ofelia col quale avanza incontro alla morte. Resterà solo la sua veste appoggiata su una panca, come una crisalide scioltasi in farfalla, mentre la voce fuori campo di Elisabetta Pozzi descrive poeticamente quel commiato.

«L'amore segreto di Ofelia», di Steven Berkoff, ideazione scrittura fisica e messa in scena di e con Michela Lucenti e Maurizio Camilli, luci Pasquale Mari, scene Alberto Favretto. Produzione Balletto Civile, Teatro Due di Parma, Pierfrancesco Pisani. A Roma, Teatro India, per il festival Short Theatre.

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