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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2011 alle ore 14:01.

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Una stirpe di artisti
La prima sezione è dedicata all'ambiente familiare in cui Artemisia si forma come artista. Esposte opere del padre e suo primo maestro Orazio Gentileschi e dello zio Aurelio Lomi.

Giovane pittrice tra Roma e Firenze
Presentate qui le prime opere autonome della pittrice a Roma (come l'inedita Vergine che allatta il Bambino, n. 12). Seguono le tele dell'esordio fiorentino alla corte di Cristina di Lorena e altre opere di committenza granducale.

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È la sezione dei ritratti dei suoi ammiratori, come quello di Simon Vouet che la immortala con la tavolozza e pennelli in mano e che testimonia la sua effettiva avvenenza. Qui si trovano anche le inedite lettere d'amore indirizzate a Francesco Maria Maringhi.

Le Giuditte
È uno dei soggetti prediletti dalla pittrice, e per molti osservatori questa presenza sarebbe legata alla tragedia dello stupro. Presenti i più celebri quadri di questo soggetto.

I successi della «pitturessa»
Con le sue invenzioni pittoriche teatrali e con le fantastiche rievocazioni storiche e mitologiche Artemisia è al centro del sistema delle arti alla corte di Cosimo II. Il suo stile abbandona l'iniziale caravaggismo per stemperarsi in una narrazione più attutita, psicologica e più regolata dall'etichetta.

«Lo specchio della vita»
È la sala di gran lunga più spettacolare di tutta la rassegna. Vi sono esposti ritratti e autoritratti della pittrice, assieme ad altre effigi di nobili e committenti, che una serie di specchi collocati al centro del sala riflettono e moltiplicano quasi all'infinito.

Napoli 1630 - 1638
Nel 1630 Artemisia approda a Napoli, forse al seguito del nuovo viceré, il conte di Monterrey, suo estimatore già dagli anni romani. A Napoli esegue molte opere, tra cui grandi tele destinate agli altari della cattedrale di Pozzuoli. Queste pitture, sempre mal giudicate a causa del loro cattivo stato di conservazione, sono state restaurate in occasione della mostra rivelando eccezionali qualità artistiche. La grande Samaritana al pozzo (n. 37) di provenienza Barberini non è mai stata esposta prima.

Maddalena
Altro soggetto prediletto dall'artista, certamente colpita dal potente fascino dell'ex peccatrice pentita. Qui è presente, tra tante versioni, quella barbaramente mutilata per ragioni commerciali.

Napoli 1640 - 1654
Dopo la cesura del soggiorno londinese (1638-40 circa), Artemisia rientra a Napoli e riattiva la bottega dove lavora la figlia Prudenzia e uno gruppo di giovani allievi. Tra questi spiccano il poco noto Onofrio Palumbo e il celeberrimo Bernardo Cavallino, che dipingerà a quattro mani assieme ad Artemisia. Dopo il gennaio del 1654 non vi sono più notizie di Artemisia. È possibile ipotizzare che la celebre «pitturessa» sia stata uccisa, come tanti suoi colleghi, dalla peste del 1656.

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