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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2011 alle ore 08:16.

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«In Italia la Sacra Scrittura è così dimenticata che rarissimamente si trova una Bibbia». Con queste parole, nei suoi Discorsi a tavola, Lutero bollava l'ignoranza biblica dell'italiano del Cinquecento. Da allora, certo, le cose sono migliorate: in molte case di credenti e non, il testo sacro è approdato su uno scaffale, ahimè, non di rado in un'edizione di lusso e patinata che spinge più a conservarlo come fosse un soprammobile che a sfogliarlo e a leggerlo. Tuttavia, bisogna riconoscere che «il grande codice» della fede e della cultura occidentale – come Northrop Frye aveva definito la Bibbia sulla scia di un'illuminante formula coniata da William Blake – è ora ben più insediato nella comunità ecclesiale e anche in quella civile. D'altronde, è noto che se si visita una qualsiasi pinacoteca, la prima guida da compulsare è proprio la Sacra Scrittura che per secoli è stata «l'alfabeto colorato in cui hanno intinto il loro pennello i pittori», come confessava Marc Chagall.
È per questo che molti intellettuali italiani, coordinati da un'associazione "laica" di studi esegetici, Biblia, si sono battuti perché un insegnamento biblico di taglio "culturale" diventasse obbligatorio anche nella scuola italiana: a essere sinceri, non sappiamo però in quale stanza ministeriale quel progetto ora riposi, dopo un recente risveglio nell'attenzione politica. Si deve, comunque, riconoscere che – anche in un Paese di scarsa lettura com'è il nostro (e la tradizione giudaica chiama la Sacra Scrittura non Bibbia, cioè «libri», ma miqra', «lettura», analogamente al vocabolo di radice affine Qur'an, Corano) – la bibliografia di taglio biblico che entra ininterrottamente nelle librerie è immensa. Come abbiamo fatto non di rado in queste pagine, cercheremo allora di far emergere da questo fiume cartaceo qualche testo di indole generale. Ma proprio perché l'italiano medio non spasima per il libro, partiremo da un suggestivo audiovisivo che propone un viaggio nel Mondo della Bibbia dall'Antico al Nuovo Testamento.
Si tratta di una serie di 8 documentari di 45 minuti ciascuno, raccolti in 4 dvd, elaborati in spirito ecumenico dalla protestante Alleanza Biblica Universale e dall'editrice cattolica Elledici, con un occhio di riguardo per la funzione didattica, ma anche con una lievità narrativa adatta a ogni tipo di fruitore. In pratica, viene offerta una varietà di percorsi nell'orizzonte storico, geografico, culturale e socio-politico nel quale la Bibbia è germogliata ed è cresciuta. Sì, perché – a differenza del Corano – la Rivelazione ebraico-cristiana è di sua natura storica, non è quindi la testimonianza di una teofania eterea ed estatica, ma è l'attestazione di un dialogo tra Dio e l'umanità nelle coordinate spazio-temporali dell'esistenza della creatura. Non stiamo ora a descrivere la mappa di questo itinerario in parole e in immagini, ma è facile comprendere che si parte dalla geografia nel cui grembo si dipana una storia che va da Abramo a Gesù, dilatandosi col cristianesimo in tutto l'Impero romano. Si procede tappa per tappa, ricorrendo ai testi letterari che quella vicenda narrano (l'ultimo documentario, anzi, definisce proprio i perimetri testuali biblici «canonici»).
Ritorniamo, però, al libro vero e proprio e, tra le decine e decine di volumi (spesso di alta qualità esegetica), scegliamo solo esemplari del genere più "generalista". Il bisticcio di parola evoca, infatti, quel sussidio ormai in funzione da secoli che è l'«introduzione», detta nell'antichità greca l'eisagoghé, letteralmente una «conduzione per mano all'interno» di un tema o di un'opera. Alla sola Bibbia ebraica, in pratica all'Antico Testamento con l'esclusione dei sette libri deuterocanonici (Tobia, Giuditta, 1 e 2 Maccabei, Sapienza, Siracide e Baruc), ci introduce in modo conciso e incisivo John J. Collins della Yale University. È veramente sorprendente scoprire come, nella sobrietà delle presentazioni delle varie opere storiche, profetiche e sapienziali ebraiche, l'autore imbandisca una mensa così vasta di dati, di temi e persino di approfondimenti. L'approccio è quello storico-critico classico, ma non si ignora il taglio teologico e performativo delle pagine bibliche e, quindi, la loro capacità di interpellare anche il presente del lettore. All'intera Bibbia nella forma canonica cattolica più ampia si dedica, invece, un docente della facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, Claudio Doglio. I 73 libri dell'Antico e del Nuovo Testamento sfilano così nella loro sequenza, passando dai grandi scritti come quello del profeta Geremia, il più lungo ebraico (21.819 parole), o il Vangelo di Luca, il più esteso dei quattro (19.404 parole greche) fino a fogli di poche righe, come nel caso del profeta Abdia (291 parole ebraiche) o nel biglietto che san Paolo scrive all'amico Filemone (25 versetti). Anche in questo sussidio introduttivo, storia e messaggio s'intrecciano e preparano al percorso all'interno di quella che Doglio compara «a una foresta, splendida nella sua varietà ma difficile da esplorare, piena di sentieri che bisogna conoscere per non smarrirsi». Fuori di questo perimetro sacro (il «Canone» appunto delle Sacre Scritture) non c'è il vuoto, ma si stendono plaghe dalla vegetazione intricata e spesso lussureggiante: è il mondo letterario e religioso degli «apocrifi», letteralmente i libri «nascosti» perché esterni alla foresta «canonica».
Un'introduzione agli apocrifi dell'epoca anticotestamentaria è approntata da uno dei maggiori ebraisti italiani, Paolo Sacchi: la loro fluidità cronologica e genetica si accompagna a una varietà teologica che può rasentare anche la stravaganza, ma che spesso è preziosa per ricostruire fondali di epoche bibliche e giudaiche che vanno dal IV secolo a.C. (Libro dei Vigilanti, Libro dell'Astronomia) fino al IX secolo d.C. (Apocalisse di Daniele). Il merito di Sacchi è quello di intarsiare le presentazioni accurate di queste opere con citazioni delle loro pagine in modo da farne brillare l'originalità, le estrosità, ma anche le bizzarrie e le eccentricità simboliche e tematiche. A questo punto non ci resta che augurare un itinerario di studio significativo sia per i credenti sia per i "laici", nella consapevolezza che uno dei fondamentali imprinting culturali del l'Occidente è da identificare proprio in quella Bibbia che forse finora è rimasta inerte e polverosa su uno scaffale domestico.

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